Sineddoche: significato, differenza con la metonimia ed esempi
La sineddoche è una delle figure retoriche di significato più affascinanti e ricorrenti non solo nella poesia e nella letteratura italiana ma anche nel linguaggio di tutti i giorni.
Spesso viene accostata (o confusa) con un altro tropo, la metonimia, perché entrambe si basano sulle relazioni logiche che intercorrono tra due termini, ma in realtà una differenza sostanziale tra loro esiste, anche se a volte può non essere sufficiente per operare una distinzione netta.
Quando una signora acquista una borsetta “di coccodrillo” sa bene di aver acquistato una borsetta “fatta di pelle di coccodrillo”, o quando ascoltiamo un discorso in cui si parla di rischi per il “pianeta”, sappiamo che non ci si sta riferendo letteralmente al pianeta, bensì all’insieme di esseri viventi che fanno parte del pianeta terra. Quindi, chiediamoci: quali relazioni logiche intercorrono tra il coccodrillo e la pelle del coccodrillo? E tra il pianeta e tutti coloro che lo abitano? Riuscendo a capire il valore di questa equazione avremo afferrato veramente il significato di sineddoche. Ma anche quello di metonimia, perché, come dicevamo, i confini tra le due figure retoriche sono poco netti e anzi per molti studiosi quasi inesistenti.
Ma andiamo per gradi: cos’è la sineddoche e cosa significa? Come possiamo distinguerla dalla metonimia? E quali sono gli esempi più creativi che troviamo nel cinema o nelle pubblicità? Scopriamolo insieme.
- Etimologia e definizione di sineddoche
- Tipi di sineddoche
- Sineddoche e metonimia: le differenze
- Sineddoche e metonimia: sovrapposizioni
- Sineddoche e creatività
Etimologia e definizione di sineddoche
La parola sineddoche deriva dal latino synecdŏche, trascrizione del termine greco synekdoche, composta da sýn, che vuol dire “insieme, con” e ekdékhomai, “ricevo, prendo” (che i latini traducono con conceptio, intellectio) e significa “comprendere più cose insieme”. Affidiamoci per il momento all’etimologia per capire l’ambito in cui opera la sineddoche: comprendere più cose insieme, vale a dire comprenderle nella loro relazione di quantità.
Con questa figura retorica il senso proprio di una parola si trasforma in senso figurato attraverso la sua riduzione o estensione in base a un rapporto di tipo quantitativo. Non dimentichiamo che il processo avviene sempre attraverso la sostituzione di un termine con un altro ed è il rapporto che si instaura tra questi due termini a essere logico e quantitativo.
I “senzatetto” sono coloro che non hanno un tetto sopra la testa, e quindi una casa, mentre chi è estremamente povero non ha nemmeno “il pane”, ovvero del cibo da mangiare, peggio ancora se le “bocche” da sfamare sono tante: le bocche altro non sono che le persone da sfamare. Se nell’ampia distesa d’acqua che è il mare vediamo delle “vele”, in realtà stiamo indicando la parte di una barca, ma ci riferiamo alla barca stessa, e se si prende possesso del “timone”, significa che si sta prendendo possesso della nave, secondo una relazione logica (e in questo caso spesso metaforica).
Trasformando in equazioni i rapporti tra i termini traslati nelle frasi precedenti otterremo le categorie in cui la sineddoche opera:
- la parte per il tutto
“Non vedo l’ora di avere quattro ruote tutte mie” (quattro ruote: un’auto)
“Servono molte braccia per lavorare in campagna” (braccia: persone)
- il tutto per la parte
“L’Italia non ha partecipato agli ultimi Mondiali di calcio” (l’Italia: la squadra)
“Ieri sera mio figlio mi ha chiesto di leggergli Rodari” (Rodari: delle pagine di Rodari)
- il singolare per il plurale
“Il profumo per la donna che non ama chiedere mai” (la donna: le donne in generale)
“Lo svizzero è puntuale” (lo svizzero: gli svizzeri in generale)
- il plurale per il singolare
“Inviamo il documento di sintesi in allegato” (nel testo di una mail, ad esempio: sebbene si usi la prima persona plurale, l’azione viene compiuta dalla singola persona)
- il genere per la specie
“Il nostro quadrupede ha bisogno di essere addestrato” (il quadrupede: il cane)
- la specie per il genere
“Billy si gratta in continuazione.” “Avrà le pulci” (le pulci: per indicare i parassiti in generale)
Tipi di sineddoche
Analizzando i tipi di relazione che intercorrono tra i due termini o concetti della sineddoche, possiamo ricavare che esistono due tipi di sineddoche:
- la sineddoche generalizzante, che va dal generale al particolare, in cui si usa un ambito più ampio per indicarne una porzione. È il caso del tutto per la parte, del genere per la specie e del plurale per il singolare.
- la sineddoche particolarizzante, che va dal particolare al generale, quindi dal meno al più, in cui si usa una porzione di realtà più piccola per indicare l’insieme più grande in cui è inclusa. È il caso della parte per il tutto, della specie per il genere e del singolare per il plurale.
Sineddoche e metonimia: le differenze
Abbiamo visto già parlando della metonimia quanto le due figure retoriche, in alcuni casi, possano coincidere. La sineddoche viene chiamata anche “metonimia di relazione quantitativa”. Questo la dice lunga sul dibattito degli studiosi intorno alle differenze tra le due figure retoriche, differenze che hanno contorni molto meno delineati di quanto sembri, tanto che ci sono pareri discordanti su alcuni casi di sineddoche e di metonimia.
Innanzitutto, capiamo quali sono le differenze dal punto di vista teorico: mentre nella sineddoche la relazione logica che si instaura tra i due termini su cui si opera la sostituzione è di tipo quantitativo, nella metonimia tale relazione è di tipo qualitativo.
Facciamo qualche esempio per orientarci.
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“Per me uno spaghetto, per lei una patatina fritta”
Quando ordiniamo al ristorante molti piatti vengono trasformati al singolare. Lo facciamo pur sapendo che non mangeremo solo uno spaghetto o solo una patatina, ma degli spaghetti e delle patatine. Questa è una sineddoche.
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“Mangio un piatto di pasta”
Con questa frase stiamo indicando non il piatto in sé, ma l’azione di mangiare il suo contenuto. Questa è una metonimia.
Ne deduciamo che nel primo esempio la relazione tra i due termini è di quantità, quindi riconosciamo una sineddoche, mentre nel secondo esempio si tratta di metonimia, perché quella tra piatto e suo contenuto è una relazione logica di contiguità.
Proseguiamo con gli esempi per comprendere meglio:
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“Ha un gran cuore”
Stiamo descrivendo una persona buona, mettendo in campo il muscolo simbolicamente legato a questa caratteristica. Stiamo parlando dell’astratto utilizzando il concreto. Questa è una metonimia.
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“Quella musica arriva a ogni cuore”
In questa espressione, “ogni cuore” si riferisce a ogni persona, quindi si indica una parte per il tutto: è una sineddoche.
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“Luca continua ad andare sempre dietro le sottane”
In questa frase le sottane sono un indumento prettamente femminile quindi indicano le donne: è una sineddoche.
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“Luca è una buona penna”
Questa invece è una metonimia, perché si descrive la persona attraverso lo strumento che la adopera, o l’atto di scrivere attraverso la penna: significa che sa scrivere bene. E su questa scia pensiamo ad altre espressioni metonimiche frequenti, anche di utilizzo quotidiano: una buona spada, una buona forchetta, un buon fiuto, e così via.
Sineddoche e metonimia: sovrapposizioni
Tra i casi più dibattuti, per i quali non si è giunti a una conclusione univoca, citiamo quelle espressioni che indicano l’oggetto attraverso la materia di cui è composto.
Ad esempio l’espressione “Tirò fuori il ferro”, ovvero la pistola (o la spada), per molti viene categorizzata come sineddoche, mentre per altri si tratta di una metonimia, perché descrive il rapporto qualitativo tra i due termini, oggetto e materia, e non quello quantitativo. Si tratta di visioni e percezioni discrepanti per le quali non esiste una verità assoluta, avendo appunto le due figure retoriche confini a volte troppo labili per essere nettamente distinte.
Sineddoche e creatività
Andiamo a scoprire quante volte ci troviamo di fronte a una sineddoche ascoltando una pubblicità. in quanto linguaggio creativo, di certo non si risparmia nell’uso delle figure retoriche.
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“Gillette, la grande innamorata della vostra pelle”
Così recitava lo slogan della nota marca di rasoi: con questa frase è chiaro che con pelle si sta indicando il viso, la parte del corpo coinvolta nella rasatura maschile.
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“Metti il becco in Madagascar”
Recitava così lo slogan di una campagna pubblicitaria per un parco naturale a tema Madagascar, accompagnato dall’immagine di un pellicano del Madagascar.
In questo esempio l’espressione “mettere il becco” è una sineddoche laddove per becco si intende chiaramente l’animale (la parte per il tutto), suggerendo anche una identificazione tra visitatore e pellicano attraverso la prosopopea. Chiaramente la pubblicità non invita in Madagascar, ma all’interno del parco tematico, e l’utilizzo della sineddoche generalizzante suggerisce di rimando anche questo.
Nel linguaggio pubblicitario la sineddoche si può esprimere anche con le immagini. Pensiamo a quando, nelle pubblicità di un succo di frutta, ad esempio, si ricorre alle immagini di ciò che lo compone: arance, frutti rossi, mele, e così via.