Studiare senza addormentarsi Fonte foto: 123RF
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Come non addormentarsi mentre si studia?

Come riuscire a studiare di notte, restando svegli. Ecco degli utili consigli su metodo da seguire, cibi e bevande

Luca Incoronato

Luca Incoronato

GIORNALISTA PUBBLICISTA E COPYWRITER

Giornalista pubblicista ed esperto Copywriter, amante della scrittura in tutti i suoi aspetti. Curioso per natura, adoro scoprire cose nuove e sperimentarle in prima persona. Non mi fermo mai alle apparenze, così come alla prima risposta, nel lavoro come nella vita.

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Per chi studia o lavora il tempo non sembra essere mai abbastanza. Chiunque debba fare i conti con delle scadenze costanti si ritrova a sperare di poter avere delle giornate più lunghe di 24 ore, così da potersi dedicare per l’intero ammontare del tempo "normale" ai propri impegni, riposando bellamente per il restante extra.

Le cose purtroppo non stanno così, il che si traduce molto spesso in sessioni notturne di studio o lavoro. Eccolo il proprio tempo in eccesso, anche se le cose non stanno proprio così. Si vanno a infatti a sfruttare quelle porzioni di giornate che dovrebbero essere dedicate al sonno. La domanda sorge quindi spontanea: come non addormentarsi mentre su studia (di notte o giorno che sia)?

Come studiare di notte e restare svegli

Capita a tutti, prima o poi, di pensare di sfruttare al meglio le tranquille ore notturne per regalarsi un un po’ di tempo in più per studiare o portare a termine un determinato lavoro in scadenza. Si sacrifica parte del proprio riposo e benessere, per un tempo limitato, al fine di non deludere le aspettative di chi contava sul proprio contributo, nell’ambito di un progetto, o per riuscire a sostenere un esame, magari quando si è impegnati in un completo percorso di laurea.

Occorre precisare, inoltre, come per alcuni lo studio notturno rappresenti una scelta consapevole e non un piano B da attuare all’occorrenza. Alcuni studenti, ascoltando il proprio fisico, trovano giovamento nell’impegnarsi sui libri principalmente nelle calme ore della notte. Di seguito proviamo a offrire alcuni utili consigli pratici per evitare di cedere alla giusta e doverosa tentazione del sonno, che il corpo pretende dopo numerose ore trascorse svegli e con costante consumo d’energia. Metodi non solo per evitare di crollare tra le braccia di Morfeo nel cuore di una sessione di studio, ma anche per riuscire a imprimere per bene dei concetti in mente, evitando di restare svegli unicamente per sfogliare delle pagine in maniera passiva. Facendo così, infatti, non si otterranno altro che stanchezze e frustrazione.

Quando studiare: il momento migliore

Chiunque abbia studiato per un esame all’Università, senza avere l’obbligo di frequentare dei corsi, si sarà reso conto di come al mattino il cervello sia molto più ricettivo allo studio. Parliamo di una sensazione di "freschezza mentale", come a volte viene definita. Non è un caso, d’altronde, se il vecchio detto recita: "Il mattino ha l’oro in bocca". Tutto ciò ha senso, ovviamente, se la notte precedente ci si è concessi del sonno ristoratore. Il nostro cervello si ricarica, per così dire, consentendoci di fronteggiare al meglio gli impegni che la giornata richiede, lavorativamente parlando o sul fronte studio.

In linea teorica, dunque, siamo progettati per dare il massimo di noi nelle prime ore della giornata. Statisticamente parlando, anche se ciò può variare da persona a persona, il rendimento che possiamo offrire cala in maniera regolare con il passare delle ore. Ciò vuol dire che alle 16,00 saremo meno produttivi delle 8,00. Sottolineiamo, però, come ciò dipenda da casi e fattori, perché alcuni potrebbero semplicemente essere assonnati di primo mattino, scorbutici e poco propensi a tornare a una certa routine. Con il "motore" caldo, invece, dalle 12/13 in poi, potrebbero carburare al meglio e offrire il proprio reale massimale, tra libri e ufficio, così come nei rapporti con le altre persone.

Ciò vuol dire che una vera e propria regola universale non esiste, per quanto possiamo aver voglia di crederci. Il fatto che qualcosa sia vero per la maggioranza delle persone, infatti, non indica che si tratti di una verità assoluta e incontrovertibile. Ciò vuol dire che studiare di notte non è affatto una pratica da condannare a priori. Restare sui libri per l’intero giorno e anche di notte è invece una questione differente. A volte diventa necessario, ma deve rappresentare un’eccezione e non la regola. Applicarsi nello studio, infatti, senza il necessario riposo fisico e mentale è deleterio. Si rischia di ritrovarsi a perdere del tempo prezioso, mandando a monte eventuali piani fatti sul lungo termine. Anche sotto quest’aspetto, quindi, occorre avere un preciso metodo di studio, che metta ordine laddove l’ansia e lo stress generano unicamente caos.

Che tu debba studiare di notte, perché corsi, lavoro e altre motivazioni occupano gran parte delle ore diurne, o che tu scelga di farlo, ecco alcuni consigli utili che potrebbero cambiare l’approccio a qualsiasi materia ci si ritrovi ad analizzare. Potrebbe essere un’arma segreta davvero utile per preparare un esame o riuscire a completare un incarico lavorativo particolarmente ostico.

Consigli utili per studiare di notte

È bene capire di cosa stiamo parlando. Non esiste un metodo che consenta di restare svegli 24 ore al giorno e non subirne le ovvie conseguenze fisiche e mentali. Il nostro corpo ha bisogno di dormire e, pur impostando la propria routine su un minimo numero di ore di sonno, queste devono esserci. Lo strappo alla regola può avvenire soltanto una tantum.

Programma di studio

Non vi è differenza tra giorno e notte quando si tratta di studio. La programmazione è sempre la chiave per riuscire al meglio nel proprio intento. Considerando come vi sia anche la componente della stanchezza e del sonno, questo aspetto assume ancora più importanza. Le regole devono essere però leggermente differenti, adattandosi allo stato in cui il corpo si trova in questa fascia della giornata. Vi sono delle variabili da prendere in considerazione, che potrebbero inficiare l’operato che si ha in mente.

Ciò che si sta tentando di fare, magari per un certo numero di notti, di fila o meno, è costringere il corpo ad accettare un cambio di rotta netto e drastico. Si pretende di restare attivi e soprattutto reattivi. Non si tratta di forzarsi a frequentare un certo locale nel cuore della notte. Vogliamo, infatti, che il cervello possa comprendere e fare propri dei concetti, spesso complessi, assimilandoli al meglio.

Obbligatorio, quindi, tracciare una serie di argomenti da studiare, risultando il più precisi possibile nell’annotazione, indicando non solo i temi ma anche il tempo da dedicare a ognuno di essi. Di notte non possiamo sprecare neanche un minuto. Ci si ritrova, infatti, in una corsa contro il tempo, contro il sonno e, di fatto, contro se stessi. Nel programma teniamo quindi conto del tempo effettivo e realistico per leggere un determinato testo, comprenderlo e memorizzarlo. Non proviamo a incastrare in una singola notte il lavoro che richiederebbe almeno 15 ore per essere svolto.

Al tempo per lo studio, si deve inoltre sommare quello per il riposo. Ciò vuol dire concedersi 5 ore in media di studio notturno, attento e ben organizzato, per poi garantirsi un determinato numero di ore di sonno, anche soltanto tre, per riuscire ad avere una soglia minima di energia per il giorno seguente.

Restare alla scrivania

Studiare di notte, soprattutto d’inverno, ci spinge verso la necessità di comodità e calore. Il classico errore che molti compiono è quello di ritrovarsi a letto, magari con una buona dose di luce per non dover sforzare lo sguardo. A poco serve l’illuminazione, se il fisico entra automaticamente in uno stato di relax, forzando la mente a lasciarsi andare, ignorando gli impegni programmati. Pur restando svegli, si corre il rischio di perdere tempo prezioso, perché si fatica a memorizzare e comprendere quanto letto.

Se studio di notte dev’essere, occorre trattarlo come se si trattasse di un "regolare" studio diurno. Occorre restare seduti, alla scrivania o altrove, imponendosi una postura corretta. La posizione supina o semi-supina, infatti, non fa che stimolare il sonno, che di base abbiamo già a causa della fascia oraria. Per garantirsi maggiori chance di lucidità mentale, quindi, è preferibile restare seduti, poggiando i libri e quaderni d’appunti sulla propria solita postazione. In questo mondo si lancia al cervello un chiaro segnale: è una sessione di studio come le altre.

Attenzione alle bevande

La risposta ovvia che molti studenti si danno alla domanda su come riuscire a studiare di notte senza addormentarsi, è generalmente una: caffé. Basti pensare che negli ultimi anni è diventato sempre più diffuso quello che si definisce "caffé dello studente". Consiste di fatto nel preparare un normale moka, utilizzando poi il liquido per prepararne una seconda, sostituendolo all’acqua normalmente inserita. Una dose maggiore di caffeina e un gusto pessimo. Tutto per riuscire a non crollare sui libri.

Occorre sfatare un mito, però, quello delle bevande eccitanti come soluzione assoluta e universale alla mancanza di energie mentali. Se è vero che si ottiene una certa carica energetica iniziale, è altrettanto inevitabile il calo successivo. Se si deve sostenere uno sprint breve, questa soluzione ha senso d’esistere, considerando come poi si potrà assecondare il "down" addormentandosi. Pensare invece di assumere caffeina in maniera costante, ottenendone benefici, è un banale errore.

Non vi sono benefici nell’alternare "up" e "down" costantemente, per un lungo lasso di tempo, anzi. L’assunzione ripetuta di bevande eccitanti, inoltre, determina uno stato di insonnia. Ciò vuol dire faticare a prendere sonno pur essendo molto stanchi. Si consiglia una dieta sana e leggera, evitando "junk food" e bevande gassate. Restare idratati, con lo stomaco non sovraccaricato e programmare lo studio. Ecco le armi da schierare in campo.