Quando si parla di metodo di studio, il mondo è pieno di teorie differenti. Ciò è dovuto al fatto che le nostre menti lavorano in maniera differente, processando le informazioni in un dato modo o nell’altro, a seconda di specifiche propensioni o esperienze.
Considerando le possibili distinzioni che vi sono tra un soggetto e l’altro, non è affatto incomprensibile che alcuni ritengano ripetere estremamente utile e altri una gran perdita di tempo. La scelta non spetta ad altri che allo studente, che ben conosce le proprie caratteristiche, ovvero i punti di forza e le debolezze. Basandosi sull’esperienza maturata, si potrà quindi decidere la strada percorrere, a seconda se si senta la necessità di ripetere un testo studiato o meno.
Abbiamo già trattato l’argomento metodo di studio in vari aspetti, come ad esempio il riuscire a prepararsi per un esame in poco tempo. Di seguito analizzeremo come studiare senza ripetere, per chi volesse provare, spiegando quali possano essere i vantaggi di un’operazione di questo tipo.
Perché studiare senza ripetere
Le motivazioni alla base di questa tecnica sono principalmente due. La prima è legata a una mancata propensione per questa forma di studio classico, percependo la ripetizione di una materia come una "perdita di tempo", che va ad annoiare il soggetto e complicare il suo percorso d’apprendimento.
Per assurdo, ciò che dovrebbe aiutarlo a fissare determinati concetti nella propria mente, è ciò che provoca una costante mancanza di concentrazione durante lo studio. La seconda motivazione è invece di carattere più generale e non ha nulla a che fare con le personali preferenze.
Si tende a studiare senza ripetere quando il tempo scarseggia. Ci si ritrova, di colpo, con l’acqua alla gola, per mancanza di organizzazione o per eccesiva quantità di impegni che, a osservare il tutto da un punto di vista oggettivo, si collega in realtà a un cattivo metodo di studio e, quindi, a una mancanza di organizzazione.
Occorre in questi casi velocizzare il più possibile lo studio, facendo fruttare al massimo i pochi giorni a disposizione per preparare uno o magari due esami. Da questo punto di vista la ripetizione non è altro che una pratica inutile.
Presentarsi però all’esame dopo aver semplicemente letto le pagine assegnate è quasi inutile, dal momento che si farà una fatica immane a spiegare quanto a malapena compreso. Per studiare senza ripetere occorre attuare delle specifiche tecniche, altrimenti ci si ridurrà unicamente a eliminare la seconda parte del solito lavoro svolto, invece di modificare e implementare la prima, così da rendere l’altra ininfluente.
I danni della ripetizione
I fautori dello studio senza ripetizione sostengono come la rilettura generi ostacoli maggiori nell’apprendimento di nuove informazioni. A sostenerlo è una ricerca pubblicata su Learning Memory, che evidenzia quelle che vengono reputate le pecche di tale sistema, seppur così diffuso.
L’idea degli psicologi Roediger e McDaniel è che tutto dipenda dalla prima lettura, che dev’essere impostata in una maniera specifica, al fine di fissare determinati concetti. La seconda, invece, non può più offrire la scoperta di nuove informazioni, ovviamente, ma offre al soggetto una fasulla sensazione di padronanza dell’argomento.
Avendo letto due volte si ritiene di conoscere il tema trattato, ma non è affatto detto sia così. Ci affidiamo a questo metodo di studio, convinti che basti rileggere, ma è il concetto alla base che risulta fallace.
Chi ripete perché ne sente il dovere ma detesta farlo, sappia che è possibile evitarlo grazie a una sessione di studio realmente produttiva, che non conosca distrazione alcuna e vada la mente del tutto indirizzata all’apprendimento. Come farlo? Di seguito riportiamo due metodi da poter attuare.
Studiare senza ripetere: metodo utile
Come detto, per rendere una sessione di studio realmente produttiva, occorre eliminare qualsiasi distrazione e concentrarsi sulla materia in maniera esclusiva, liberando la propria agenza, allontanando da sé dispositivi elettronici con relative notifiche allarmanti, e posizionandosi in un ambiente privo di rumori molesti e lontano dal contatto con gli altri, amici, genitori o altro.
Compiuto questo primo e importante passo, si potrà attuare una tecnica di memorizzazione molto famosa, quella del palazzo mentale. Il mondo delle serie TV l’ha resa ormai celebre, come rende chiaro l’esempio di Sherlock, show con protagonisti Benedict Cumberbatch e Martin Freeman.
Vederla attuare da un interprete, in maniera sommaria, non offre ovviamente le basi per replicarla in prima persona. Scopriamo, quindi, in che modo poter mettere al nostro servizio tali capacità presenti nel cervello di ognuno.
Questa tecnica, nota anche come metodo dei Loci, consente di sfruttare a pieno il potere delle immagini, visualizzando mentalmente ciò che ci interessa imprimere nella mente, aiutandola quindi a organizzare le informazioni accumulate e ricordarle quando necessario.
Si deve riuscire a raffigurare mentalmente un percorso reale, che risultai familiare al punto da poterlo ricreare con facilità, nei minimi dettagli. Soltanto in questo modo il richiamo grafico sarà più facile possibile.
Il tratto da percorrere dev’essere poi suddiviso in più tappe, al fine di assegnare a ognuna di esse un elemento da ricordare. Proviamo quindi a dar forma alla strada che conduce alla propria abitazione.
Si tratta di un percorso decisamente noto, considerando come venga percorso ogni singolo giorno. Nella nostra mente ci immaginiamo camminare, senza però condurre noi stessi direttamente alla meta. Si passa infatti attraverso alcune tappe, che si trasformano in punti di riferimento mentali, ai quali associare dei concetti. Sono proprio questi i loci che danno il nome al metodo mnemonico.
Qualsiasi elemento andrà bene, che si tratti di un particolare albero, una fontana, un lampione dalle caratteristiche ben precise, una libreria o altro ancora. Un punto fermo dopo l’altro, si andrà a creare un percorso dettagliato, colmo di appigli utili per la propria memoria.
In questa fase di potrà, quindi, associare determinate informazioni ad altrettanti elementi figurativi, facendo però attenzione a seguire un ordine logico. Si andrà infatti a concatenare i concetti da memorizzare, legandoli sia logicamente che graficamente. Si deve infatti aiutare la mente a passare da un punto di riferimento all’altro, e quindi da un topic all’altro.
Una volta strutturato il proprio palazzo mentale, si dovrà lavorare duramente per strutturare i collegamenti interni tra una tappa e l’altra, evitando quindi di condurre la propria memoria in un vicolo cieco, ovvero un tratto di "strada" che non consenta alcuno sbocco.
Quando miriamo a memorizzare grandi quantitativi di informazioni, come capita all’Università ad esempio, è infatti di fondamentale importanza generare delle connessioni logiche tra un argomento e l’altro. In altre parole, si potrà dire d’aver fatto proprio un testo nel momento in cui si riuscirà a generare delle interconnessioni autonome, non più legate alle suddivisioni in capitoli imposte dall’autore.
Come velocizzare la ripetizione
Demonizzare la ripetizione sarebbe un grave errore, anche perché abbiamo spiegato come molto dipenda dai singoli soggetti e le relative specificità di ragionamento. A prescindere dalle abitudini e predilezioni, però, rileggere in maniera automatica non può ovviamente bastare per fissare dei concetti in mente.
Proviamo a capire, quindi, come migliorare la ripetizione e soprattutto velocizzare questo processo, tendendo una mano a chi è in ritardo con la preparazione di un esame ma non intende rinunciare a questa forma di studio in due fasi.
La prima cosa da fare è realizzare un preciso schema relativo ai temi da ripassare in un dato periodo, indicando dei precisi orari entro i quali si intende completare le differenti tappe del processo.
Importante non iniziare la ripetizione subito dopo la sessione di studio approfondito, perché la mente non sarà di certo predisposta a restare concentrata ancora a lungo, offrendo quindi risultati deludenti. Le pause sono molto importanti, sia dopo lo studio che durante il ripasso stesso.
Si consiglia di iniziare con le materie che reputiamo più difficili, così da concedere loro quella fetta di tempo in cui si è maggiormente lucidi e disposti a restare concentrati in maniera assoluta. In seguito, quando sentiremo più forte la tentazione di distrarci, il ripasso sarà facilitato dal fatto di considerare la materia in questione più semplice da studiare, perché maggiormente apprezzata.
Occorre seguire la tabella creata in maniera precisa, procedendo con ordine da un argomento all’altro. Si può quindi iniziare a leggere gli appunti, schemi o riassunti creati, a seconda del proprio metodo di studio, ponendo la propria attenzione soprattutto su quegli elementi che paiono sfuggire alla propria comprensione. Si farà ricorso al libro soltanto nel caso in cui vi fossero tratti mal compresi, altrimenti si potrà procedere senza sosta.
Terminato un primo blocco tematico del programma creato, si potrà verificare il proprio grado di competenza, spiegando l’argomento a chi non lo conosce oppure ripetendo ad alta voce. Per velocizzare si potrà sfruttare l’indice del testo per ripetere in maniera sommaria i concetti, così da verificare che non vi siano lacune.
Nel caso in cui gli elementi poco chiari siano svariati, si potrà annotarli su un foglio a parte, così da dedicare un’intera sessione di ripasso approfondito a quelli, lasciandosi alle spalle il resto, ormai compreso. È infatti altrettanto importante non lasciarsi divorare dall’ansia e tornare costantemente a ripetere l’intero materiale.
Come detto, poi, è fondamentale prendersi una meritata pausa, tracciando una linea netta tra una determinata materia e l’altra, o tra una sezione della stessa e l’altra, a seconda della mole di lavoro. Le lunghe maratone senza prendere fiato non servono a nessuno.