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Perché ci distraiamo?

Perché tendiamo a perdere la concentrazione, specialmente nel momento in cui proviamo a fare uno sforzo prolungato?

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È appurato: ogni singolo individuo, anche il più meticoloso e industrioso al mondo, trascorre almeno il 50% della sua vita distraendosi almeno un po’. Perché tendiamo a perdere la concentrazione, specialmente nel momento in cui proviamo a fare uno sforzo prolungato?

Deconcentrarsi è umano

Un attimo prima sei perfettamente focalizzato sul tuo compito, e due secondi dopo ti trovi a vagare con la mente in un luogo distante e non meglio definito. I pensieri vagano senza una meta precisa e ci lasciano così, come se non avessimo di meglio da fare.

Sin da piccoli siamo abituati a pensare che distrarsi sia una pessima abitudine e un sintomo di pigrizia. Pensiamo alla scuola, quando veniamo duramente rimproverati perché distogliamo l’attenzione da un libro o da una spiegazione. Eppure distrarsi è un atteggiamento perfettamente umano e normale!

Michael C. Corballis è uno psicologo e uno scienziato, docente all’università di Auckland in Nuova Zelanda. Nel corso dei suoi studi, ha messo a punto una teoria che viene spiegata nel testo "La mente che vaga, cosa fa il cervello quando siamo distratti". Secondo queste considerazioni, alternare stati di attenzione e distrazione è perfettamente fisiologico. Succede a tutti ed è un’attività assolutamente essenziale per stimolare non solo il riposo e migliorare i periodi d’attenzione, ma anche favorire il proliferare di immaginazione e creatività. Tutti elementi profondamente importanti per lo sviluppo del linguaggio, non solo nei più piccoli ma anche negli adulti.

La distrazione, dunque, entro i limiti ragionevoli del buonsenso, è un fattore biologico del tutto normale. Fare una pausa di tanto in tanto durante i nostri lavori o i compiti ci aiuterà a lavorare meglio subito dopo.

In altre parole, diffida da coloro che dicono di non distrarsi mai. Stanno mentendo: la mente vaga per sua natura. C’è a chi succede di più, e a chi invece capita con meno frequenza, indipendentemente dal fatto che lo si voglia o meno.

Concentrarsi meglio? Questione di esercizio

Fermo restando che la distrazione è tanto sana quanto la concentrazione, imparare ad allenare quest’ultima è un buon modo per migliorare le proprie performance di lavoro o di studio. In particolare, è necessario che ognuno di noi impari a sfruttare al meglio delle sue possibilità i momenti di concentrazione, imparando ad accettare anche quelli dove non si è particolarmente attivi.

Cosa significa? Significa che bisogna imparare a distribuire la propria concentrazione secondo dei parametri prioritari. Insomma, dedica la tua concentrazione alle cose davvero importanti, visto che ne hai solo una certa "quantità" al giorno. Famiglia, lavoro, amici, Facebook: qual è la priorità? Siamo abbastanza sicuri di conoscere la risposta, ma imparare a comprenderla è tutta un’altra questione.

Anche il multitasking non è per tutti. Se non riesci a tenere la concentrazione su due o più attività alla volta, interrompi la meno urgente e sbriga in velocità quella più utile. Insomma: ricordati che non sei una macchina, che le pause sono salutari e migliorano le performance dei periodi di concentrazione, e sappi che il tuo tempo è limitato. Sfruttalo al meglio per fare ciò che di davvero c’è di importante.