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Perché la Moka si chiama cosi?

Compagna di tante mattine e fedele amica degli italiani, la Moka ci aiuta a preparare il caffè: ma perché si chiama così?

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C’è chi non riesce proprio a rinunciarci e chi la porta sempre con sè: la moka è la macchinetta per il caffè. Simbolo dell’italianità nel mondo e strumento indispensabile per una pausa perfetta, ha un nome molto particolare. Tutti infatti conoscono la moka, ma nessuno sa perché si chiama proprio così.

Cos’è la Moka

In sostanza la moka è una macchina per il caffè, detta comunemente caffettiera, nata da un’idea di Alfonso Bialetti. Nel 1933 l’uomo ebbe un’idea straordinaria: concepì infatti un prodotto di disegno industriale made in Italy che sarebbe diventato famoso in tutto il mondo. Negli anni sono state prodotte più di 105 milioni di esemplari di moke, ma il disegno è rimasto sempre lo stesso, con qualche lieve modifica nella sua forma ottagonale in alluminio

Come è nata la Moka

Si racconta che l’idea venne ad Alfonso Bialetti guardando la moglie mentre faceva il bucato con una lavatrice dotata di una caldaia per il lavaggio e risciacquo. Da qui iniziò a pensare a un sistema analogo potesse, applicato per fare il caffè. Creò così la Moka Express Bialetti. Ma l’intuizione di Bialetti fu possibile solo grazie all’utilizzo dell’alluminio divenuto, nel periodo fascista, un metallo di successo in quanto emblema di forza, incorruttibilità e resistenza. Fra il 1936 e il 1940 l’imprenditore produsse ogni anno circa 10 mila caffettiere fino ad arrivare al boom economico del dopoguerra e alla trasformazione della Bialetti in un’industria fiorente, con una produzione annua di milioni di caffettiere, uno stabilimento efficiente e moderno.

Perché la Moka si chiama così

Sono diverse le ipotesi all’origine del nome "moka", ma quella più accreditata ci racconta che il nome deriva dalla città di Mokha in Yemen, una delle più importanti zone di produzione di caffè di qualità arabica.

Le curiosità sulla Moka

In Spagna la moka è conosciuta come cafetera de fuego, mentre in Brasile tutti la conoscono come cafeteira de rosca? Questo perché il progetto è rimasto immutato negli anni. La caffettiera infatti è composta da poche semplici parti: un corpo in alluminio di forma ottogonale, un manico in bachelite e una guarnizione sostituibile. Anche se in commercio esistono tantissime imitazioni, il brevetto del sistema "Moka" prevede unicamente questa forma, prodotta in diverse grandezze al fine di produrre da una fino a diciotto tazzine di caffè. Ma come funziona una moka? Esistono poche, ma importanti regole da seguire, innanzitutto si riempie d’acqua il bollitore fino a sfiorare il livello della valvola di sicurezza. Poi si inserisce il filtro dosatore a forma di imbuto ed infine si deposita il caffè in polvere nell’imbuto stesso (attenzione, il caffè non deve essere pressato eccessivamente), infine si avvita la parte superiore (il bricco) e si pone la moka sul fuoco (non troppo alto). Quando l’acqua si riscalda e raggiunge una temperatura inferiore a quella di ebollizione avviene un aumento della pressione che provoca l’espansione del vapore saturo. Quest’ultimo comprime l’acqua e la costringe a incanalarsi attraverso l’unica via d’uscita, ovvero l’imbuto che conduce al filtro dove è presente il caffè in polvere. Ed ecco uscire il caffè prodotto per percolazione che, salendo, arriva al bricco passando attraverso una cannula o camino.