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Perché gli strozzapreti si chiamano così?

Perché gli strozzapreti si chiamano così? Questo delizioso formato di pasta tipico della Romagna e dell’Italia Centrale ha un nome davvero particolare

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Perché gli strozzapreti si chiamano così? Questo delizioso formato di pasta tipico della Romagna e dell’Italia Centrale ha un nome davvero particolare. Strozzaprete o strangolaprete che sia, si mangia col sugo e in pochi ci sanno resistere. E scommettiamo che, sempre in pochi, conoscono l’origine di questo nome così peculiare. Ecco qualche dritta!

Strozzapreti: un nome anticlericale?

Gli strozzapreti sono molto popolari e vengono citati a più riprese dalla letteratura romanesca. Questo goloso formato di pasta nascerebbe dunque come pasta da cuocere rigorosamente nei giorni di festa, ad uso e consumo "esclusivo" della borghesia. Essendo un "tipo di maccherone" molto grande e bello pesante, specialmente quando inzuppato di sugo, era considerato un manicaretto un po’ difficile da mangiare. Sì, un po’ difficile da inghiottire anche per i preti, che notoriamente sono considerati dei gran ghiottoni dalla cultura popolare.

Una delle leggende create dunque per motivare l’origine del nome si rifà alla tradizione secondo cui le donne romagnole preparavano questo tipo di pasta per offrirla al prete del paese, mentre i mariti, costretti a consumare la solita minestra, gli auguravano di strozzarsi.

Un’interpretazione più linguistica suggerisce che l’etimologia del nome possa essere ricondotta alla loro consistenza, tale da minare anche la fame vorace del prete, notoriamente abile mangiatore, sino a strozzarlo.

Un’altra diceria lega il nome della pasta al movimento secco e deciso con cui la casalinga romagnola strozzava i listelli di sfoglia per ottenere il tipico formato. Più macabra è la leggenda che paragona la pasta ai lacci per scarpe usati ai tempi dello stato pontificio in epoca anticlericale per strangolare i preti.

Non finisce qui: c’è anche un’altra tradizione, molto diffusa in Romagna, che afferma che gli strozzapreti vengono preparati quando la massaia rimane senza uova perché il prete le ha rubate tutte quante. La cuoca dunque, mentre preparava la pasta senza uova, imprecava ai danni del prete augurandogli di strozzarsi con il bottino del suo furtarello.

Gli strozzapreti sono molto diffusi nei posti che vi abbiamo menzionato, ma tante altre regioni italiane ne hanno una versione e tende ad avere una forma diversa. Pensiamo agli strangolapreti trentini, gli sturzapreti corsi, ma anche quelli pugliesi e calabresi che però sono gnocchi. In Umbria li chiamano strangozzi, mentre in Lazio sono simili agli spaghettoni.

Come si mangiano gli strozzapreti?

Gli strozzapreti, non prevedendo le uova, sono difficili da preparare, ma molto gustosi. Secondo quanto riportato nelle opere di Giuseppe Gioacchino Belli, il quale in una delle sue opere tesse le lodi di un prete che divora la pasta "de strozzapreti cotti cor zughillo", descritti come cannelletti di pasta lunghi un pollice. Il prete mangia a sbafo da una famiglia contadina che lo ha invitato: la pasta è condita con formaggio grattugiato, pepe e burro, arricchita poi con il "zughillo", un sugo napoletano a base di carne stufata dove venivano ripassati dopo essere stati lessati nell’acqua.

Al giorno d’oggi questa pasta di mangia condita con di tutto un po’, ovviamente in preparazioni differenti: dal pesce fino ai crostacei, passando per le verdure, il pesto o la salsiccia.