A tutti è capitato almeno una volta nella vita: ascoltiamo la nostra voce registrata e non ci piace. Si tratta di un fenomeno molto comune che si porta a provare una sgradevole sensazione quando sentiamo delle registrazioni di qualche conversazione. La voce ci appare sempre strana: troppo nasale o infantile, grave oppure alta. Come mai? Questa tendenza ha un fondamento scientifico, ma anche una causa psicologica ed è stata oggetto di numerosi studi.
Perché non ci piace la nostra voce registrata
Per capire perché non ci piace quasi mai la nostra voce registrata dobbiamo prima di tutto fare riferimento al modo in cui un suono che è stato registrato arriva al cervello. Questo infatti risulta molto diverso rispetto a quello generato mentre si parla. Le onde acustiche prodotte dalla riproduzione di una voce registrata infatti viaggiano nell’aria sino alle orecchie utilizzando la "conduzione aerea". Passano attraverso l’orecchio esterno, quello medio e interno, raggiungendo il nervo cocleare e infine il sistema nervoso centrale. Un sistema complesso, progettato per raccogliere e amplificare le vibrazioni sonore, elaborate sotto forma di segnali uditivi che giungono al cervello.
Questo accade quando ascoltiamo un rumore estraneo. Ma che succede quando a produrre il suono siamo noi? In quel caso il percorso è diverso. Una gran parte del suono della nostra voce viene condotto attraverso le ossa del cranio. Ciò aumenta le frequenze più basse, proprio per questo le persone tendono a percepire la propria voce più profonda quando sono loro a parlare e più stridula quando invece la ascoltano in una registrazione.
Una questione (anche) psicologica
Alla spiegazione fisica e fisiologica si accosta quella psicologica. Secondo numerosi studi infatti l’ascolto della voce registrata può risultare sgradevole e creare disagio poiché crea una differenza fra la percezione di sè e la realtà. Dobbiamo pensare prima di tutto che la voce è una componente fondamentale dell’identità di una persona, notare dunque una discrepanza può causare una crisi. Per gli esperti il disprezzo verso il suono registrato sarebbe da ricollegare a una sorta di "sorpresa" che si prova nel capire che ciò che abbiamo ascoltato per tutto il tempo è differente da quello che viene percepito all’esterno. "All’improvviso ti rendi conto che altre persone hanno sentito qualcos’altro per tutto il tempo", ha spiegato Neel Bhatt, docente di otorinolaringoiatria all’Università di Washington e chirurgo specializzato nella cura di pazienti con problemi alla voce, che si è occupato a lungo di questo tema.
Non a caso diversi studi hanno dimostrato che il giudizio che abbiamo sulla nostra voce è sempre più severe rispetto a quello degli altri. Ad esempio nel 2005 è stata eseguita una ricerca nell’Università di Newcastle e pubblicata sulla rivista Clinical Otolaryngology. Nell’esperimento a un gruppo di persone con problemi di voce è stato chiesto di ascoltare delle registrazioni e valutarle. Le stesse registrazioni sono state sottoposte alla valutazione di un team di medici. Dai risultati è emerso che i pazienti tendevano a valutare con maggiore durezza e negatività sè stessi rispetto agli altri.