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Perché si dice “andare a ramengo”?

"Andare a ramengo" è un modo di dire molto comune, soprattutto nell'Italia settentrionale: ecco come è nata questa espressione e cosa significa

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L’espressione popolare "andare a ramengo" è utilizzata, soprattutto nel Nord Italia, per indicare qualcuno che sta per finire o è finito in rovina o in bancarotta. L’origine di questo detto, nato ad Asti, risale all’Alto Medioevo. Di seguito, è spiegato in maniera dettagliata perché si dice "andare a ramengo".

Cosa significa "ramengo" o "remengo"

Come abbiamo già accennato, con "ramengo" (o "remengo") si intende principalmente "rovina, malora, bancarotta". Con questa accezione il termine è stato utilizzato anche da Buzzati: "infiniti guai che … avrebbero mandato tutto a remengo".

Questa parola, però, ha anche ulteriori significati: per esempio, è utilizzato sovente anche come esclamazione volgare per esprimere la propria stizza e mandare qualcuno al diavolo.

Non solo: esiste, infatti, anche un ulteriore significato (meno frequente) per il termine "ramengo". Questa parola può essere utilizzata anche per descrivere qualcuno che va vagabondando. Anche Pavese utilizzò il termine "ramengo" con questa particolare accezione: "per tutto l’autunno era andato a ramengo". Un significato simile è attribuito al già citato "remengo", termine che nel linguaggio marinaresco è utilizzato per indicare una nave alla deriva, senza controllo e ormai in balìa del vento e delle onde.

Dopo questa completa panoramica sui molteplici significati attribuiti alla parola "ramengo", è utile ribadire che il significato principale rimane quello di "rovina, malora, bancarotta". A sottolineare ciò è anche l’origine di questo termine.

Come è nata l’espressione "andare a ramengo"

L’espressione "andare a ramengo", come già abbiamo avuto modo di sottolineare, è nata ad Asti nell’Alto Medioevo. A quel tempo nella città piemontese, che era la capitale di un ducato di origine longobarda (poi fu integrata nel Ducato di Savoia), le persone che venivano condannate per reati relativi al patrimonio (e soprattutto coloro che venivano individuati come responsabili di fallimento) erano confinate nel borgo più periferico del territorio, che si chiamava Aramengo.

Si ipotizza che il borgo di Aramengo possa aver preso il nome proprio dal ruolo che gli fu attribuito a quel tempo, cioè di luogo deputato all’esilio di coloro i quali venivano allontanati dalla città in quanto condannati per reati legati al patrimonio. L‘espressione latina "ad ramingum" significa, infatti, "allontanarsi".

Secondo altre teorie, però, l’origine del nome potrebbe anche essere collegata a una voce di tipo germanico, alla luce della presenza del suffisso -engo (comune ad altri numerosi centri abitati della stessa zona), derivato dal tedesco -ing. La radice, nello specifico, potrebbe indicare un nome personale (sempre di origine germanica) o fare riferimento a un eremo, di cui però non si ha a oggi alcuna memoria storica.

Forse non tutti sanno che ancora oggi è possibile "andare ad Aramengo", cioè raggiungere l’attuale comune di Aramengo, che si trova vicino alla ex-statale Chivasso-Asti in una zona collinare del Monferrato, nella parte settentrionale della provincia di Asti, al confine con quella di Torino.

"Andare ad Aramengo" (e, quindi, "andare a ramengo"), con il significato di "finire in bancarotta", è un modo di dire che dal Piemonte si è successivamente esteso alla Lombardia occidentale e poi, in seguito all’unificazione d’Italia, anche nel resto della nostra penisola.