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Perché lo stretto di Gibilterra è chiamato le Colonne d'Ercole?

Secondo gli antichi greci le Colonne d'Ercole hanno un'origine e un significato molto particolare: perché lo Stretto di Gibilterra viene chiamato così

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Lo stretto di Gibilterra è un tratto di mare che bagna le coste di Marocco, Spagna e la stessa Gibilterra e che è delimitato a nord dall’estremità inferiore della penisola iberica e a sud dall’Africa, Proprio in questo punto il Mar Mediterraneo incontra l’Oceano Atlantico.

Questa sottile lingua di mare, lunga circa 60 chilometri e ampia, nel suo punto più stretto, circa 32 chilometri, ha un’altra particolarità molto importante: nella mitologia greca, lo Stretto di Gibilterra era conosciuto come le Colonne d’Ercole. Ma qual è l’origine di queste Colonne e cosa stavano a significare secondo gli antichi greci? Scopriamo ora insieme perché lo Stretto di Gibilterra è chiamato le Colonne d’Ercole.

L’origine e il significato delle Colonne d’Ercole

Gli antichi Greci ritenevano che le Colonne d’Ercole, ossia i due promontori rocciosi che danno forma allo Stretto di Gibilterra, rappresentassero un limite invalicabile oltre il quale non era più possibile andare. Si pensava, infatti, che al di là di questo tratto di mare, il pericolo e l’ignoto avrebbero condannato qualsiasi essere umano alla fine dei tempi. Le Colonne, in sostanza, erano il limite estremo del mondo conosciuto.

Dal momento che che la loro esistenza è solo presunta, tradizionalmente, dal punto di vista geografico, le Colonne sono collocate in corrispondenza della Rocca di Gibilterra e sulla montagna Jebel Musa (che si affaccia sullo stretto di Gibilterra) o sul Monte Hacho (un piccolo colle che si trova nella città di Ceuta).

I nomi tradizionali dei monti alla cui pendici sorgevano, secondo il mito greco, le colonne sono, invece, Calpe (il monte situato sul versante europeo dello stretto di Gibilterra) e Abila o Abyla (il monte collocato sul versante africano).

Abbiamo spiegato, quindi, a quali Colonne facevano riferimento gli antichi greci per identificare il limite del mondo conosciuto. Ma cosa c’entra Ercole?

Secondo le sue eroiche leggende, Ercole si sarebbe spinto fino a questo tratto di mare, ma non avrebbe mai valicato lo stretto. Arrivato alle pendici dei già citati monti Calpe e Abila, ritenuti ai tempi le estremità del mondo conosciuto oltre le quali un comune mortale non avrebbe potuto proseguire in alcun modo, Ercole creò le due Colonne e vi impresse sopra l’iconica scritta: "Non plus ultra" ("non più oltre").

Con questa espressione, Ercole volle definire il limite del mondo civilizzato, sottolineando il divieto per ogni mortale di spingersi oltre le Colonne, in direzione dell’Oceano Atlantico. L’iscrizione delle Colonne d’Ercole è divenuta nel tempo anche un motto proverbiale. Nel linguaggio comune, questa espressione indica oggi il limite estremo che è possibile raggiungere in una determinata situazione.

Il mistero di cosa nascondessero le Colonne d’Ercole ha conquistato, nel tempo, la fantasia e l’estro di tantissimi scrittori e artisti. Secondo il filosofo greco Platone, per esempio, al di là di queste Colonne si trovava il leggendario e ricco regno di Atlantide. Secondo il "Sommo Poeta" Dante, invece, Ulisse riuscì a intravedere oltre ii limite delimitato dalle Colonne il monte del Purgatorio, prima però di venir colpito dalla vendetta divina che fece sprofondare la sua nave.