Magazine

Perché si dice “avere le farfalle nello stomaco”?

"Avere le farfalle nello stomaco" è un modo di dire che nasconde una verità scientifica che pochi conoscono riguardo il corpo umano

Facebook Twitter

La frase "avere le farfalle nello stomaco" evoca solitamente situazioni romantiche e un momento legato alla fase dell’innamoramento. Quando stare accanto a una persona ci provoca una sensazione di gioia e una sorta di "solletico" e "sfarfallio" allo stomaco.

L’origine della frase "avere le farfalle nello stomaco"

Il più delle volte dunque quelle "farfalle nello stomaco" indicano che ci siamo presi una bella cotta. Anche se la frase viene solitamente accostata a situazioni sentimentali, si tratta di un sintomo che spesso si avverte anche in altri momenti connotati da un forte stress. Ad esempio poco prima di un colloquio di lavoro o di un esame importante. Questa sensazione infatti è provocata, secondo gli scienziati da sistema nervoso autonomo (o simpatico) che causa nell’organismo risposte involontarie. La sensazione fisica è di un formicolio e solletico allo stomaco, come se ci fossero tante ali di farfalle che lo sfiorano. Si tratta dei neuroni posizionati lungo il tubo digerente che, di fronte a una minaccia, si attivano, rilasciando dei neuroni.

I sintomi delle farfalle nello stomaco

I sintomi che qualcosa sta avvenendo sono chiari: le emozioni sfuggono al controllo, il battito cardiaco aumenta, così come il respiro e la pressione. Cortisolo e adrenalina vengono rilasciati nel corpo, provocando un aumento della sudorazione e della tensione muscolare, in particolare al livello dello stomaco. Si tratta di una risposta primitiva di fuga di fronte a qualcosa che spaventa o che, inizialmente, non si può spiegare.

Perché l’intestino è considerato un secondo cervello

La sensazione delle "farfalle nello stomaco" è uno dei modi in cui la pancia comunica con il resto del corpo. Non solo emozioni negative, come paura, angoscia e ansia, ma anche positive, come una gioia improvvisa e l’amore. Tutto ciò ha fatto nascere l’idea, nel corso degli anni, che nell’intestino sia posizionato una sorta di "secondo cervello".

Da tempo infatti la scienza ha smentito la convinzione secondo cui l’intestino è unicamente un organo deputato a smaltire le scorie. Il Michael D. Gershon della Columbia University ha dunque elaborato l’ormai celebre Teoria dei Due Cervelli. Luminare della biologia cellulare e massimo esperto di anatomia, ha elaborato una teoria secondo cui nell’intestino ci sarebbe del tessuto neuronale totalmente indipendente. Ciò significa che questo organo sarebbe in grado di produrre emozioni e fissare suggestioni grazie a una sorta di memoria. Secondo la teoria l’intestino può rilasciare serotonina quando riceve degli stimoli esogeni (ad esempio quando mangiamo un piatto che amiamo) e produrre input endogeni come delle emozioni.

Esisterebbe dunque una comunicazione diretta fra pancia e testa per scambiare informazioni a livello inconscio. Non solo: l’intestino avrebbe un ruolo predominante rispetto al sistema nervoso centrale. "Basti pensare che l’intestino, pur avendo solo un decimo dei neuroni del cervello, lavora in modo autonomo – ha spiegato lo studioso -, aiuta a fissare i ricordi legati alle emozioni e ha un ruolo fondamentale nel segnalare gioia e dolore. Ecco perché l’intestino è la sede di un secondo cervello. A lungo è stato considerato una struttura periferica, deputata a svolgere funzioni marginali. Ma la scoperta di attività che implicano un coordinamento a livello emozionale e immunologico ha rivoluzionato questo pensiero".