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Perché si dice 'occhio per occhio'?

"Occhio per occhio" è un'espressione antichissima che fa riferimento alla famosa legge del taglione: le origini e cosa significa.

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"Occhio per occhio" è un’espressione che viene utilizzata per riferirsi a una vendetta piena e completa, oltre che giusta. La frase completa in realtà sarebbe: "Occhio per occhio, dente per dente" ed esprime un antico principio giuridico conosciuto come Legge del taglione.

Perché di dice "occhio per occhio"

"Occhio per occhio" o legge del taglione serve a indicare la possibilità che una persona che ha ricevuto un danno provocato da qualcuno di infliggere a quest’ultimo un danno che sia simile o uguale all’offesa ricevuta. L’espressione nasce da un passo contenuto nell’Antico Testamento, per la precisione nel libro dell’Esodo, cap. XXI. "Quando alcuni uomini rissano e urtano una donna incinta, così da farla abortire, se non vi è altra disgrazia, si esigerà un’ammenda – si legge -, secondo quanto imporrà il marito della donna, e il colpevole pagherà attraverso un arbitrato. Ma se segue una disgrazia, allora pagherai vita per vita: occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede, bruciatura per bruciatura, ferita per ferita, livido per livido".

"Occhio per occhio" nella storia

Il principio ha origini antichissime e viene citato anche in altre civiltà e culture lontane in varie parti del mondo. Nel Codice di Hammurabi dei Babilonesi, ad esempio, la pena per alcuni reati è uguale al danno provocato. La pena per l’omicidio infatti è la morte, per però la vittima è il figlio di un altro uomo, all’omicida sarà ucciso il figlio. Se invece la persona uccisa è uno schiavo verrà pagata un’ammenda commisurata al suo prezzo. Il codice adottato dai Babilonesi adottava tale principio anche in caso nel caso di involontarietà e di responsabilità indiretta. Un architetto che progetta una casa che poi crolla, uccidendo le persone che ci abitano, pagherà come se fosse stato lui a uccidere volontariamente.

Nel diritto islamico invece sin dai tempi di Maometto è stato accolto il principio di "occhio per occhio". Ancora oggi vige in tutta l’Arabia, accompagnato da un altro principio, quello della "compensazione pecuniaria". Quest’ultima in arabo viene denominata diya, ossia "prezzo del sangue". Pagando un risarcimento infatti è possibile evitare il ricordo alla legge del taglione. Attenzione però: per essere applicata la diya deve essere accettata dalla parte lesa.

"L’occhio per occhio" è un concetto applicato anche nella cultura Maori. Qui troviamo il Māori Utu, un principio legale che esprime reciprocità nei rapporti con gli altri, dando importanza dunque a una vendetta che segue la legge del taglione. Una scelta fatta anche dagli Antichi Romani che nella tavola VIII delle Leggi delle XII tavole differenziano le pene in base al danno fatto e seguono la lex talionis, derivata dall’antico diritto germanico.

Nei secoli a venire le legislazioni degli stati italiani si sono rifatti a questa legge come dimostrano alcuni documenti rinvenuto nel 1786 in Toscana e come spiega Sant’Isidoro di Siviglia nei Etymologiarum sive originum libri XX. In essi definisce la legge del taglione spiegando che: "Talio est similitudo vindictae, ut taliter quis patiatur, ut fecit", affermando la natura di reciprocità e vendetta di questo antichissimo principio.