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Perché l’uomo cammina in posizione eretta?

Uno degli interrogativi fondamentali sull'evoluzione della specie umana riguarda l'origine dell'abitudine dell'uomo a camminare in posizione eretta

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Per diversi anni gli scienziati di tutto il mondo hanno tentato di trovare una risposta alla domanda "perché l’uomo cammina in posizione eretta?" e fornire così una spiegazione plausibile all’evoluzione del bipedismo nella specie umana. Un altro interrogativo fondamentale in ambito scientifico riguardante il bipedismo nell’essere umano è il seguente: quando si è sviluppata questa caratteristica?

Tra le varie ricerche condotte al preciso scopo di far chiarezza sull’evoluzione del bipedismo nella specie umana spicca uno studio condotto dalla George Washington University. I ricercatori americani sono arrivati alla conclusione che l’ipotesi più accreditata per spiegare la posizione bipede caratteristica dell’essere umano è legata all’esigenza di procacciarsi il cibo in tempi antichi. Vediamo ora insieme cosa è stato scoperto su questa particolare tematica.

Bipedismo nella specie umana: cosa è stato scoperto

Ad assumere per la prima volta la posizione bipede, ormai diversi milioni di anni fa, sarebbero stati gli scimpanzé, allo scopo di raccogliere maggiori quantità di cibo dagli alberi. Questa informazione è emersa grazie a due studi condotti in Guinea su due gruppi di scimpanzé.

La prima ricerca ha messo un gruppo di scimpanzé davanti a diverse tipologie di noci di palma. Quando gli animali si trovavano alle prese con una piccola disponibilità del tipo di noci più pregiato, tentavano di raccoglierne il più possibile usando anche la bocca e gli arti anteriori, spostando quindi il proprio peso solo su quelli posteriori.

Nella seconda ricerca, invece, le risorse messe a disposizione degli animali erano scarse e solo alcune si distinguevano per una notevole qualità nutrizionale: in questo caso il 35% dei soggetti osservati si spostava esclusivamente sugli arti posteriori.

Entrambi gli studi, pertanto, hanno confermato l’ipotesi formulata inizialmente dai ricercatori: milioni di anni fa la selezione naturale ha premiato quei soggetti che, anche in virtù delle loro particolari caratteristiche anatomiche, riuscivano a rimanere più a lungo su due zampe e tutto ciò ha portato così all’evoluzione del bipedismo nella specie umana.

La possibilità di analizzare i reperti fossili di Orrorin tugenensis, ritrovati in Kenia nel 2000, ha fornito nuove preziose indicazioni su questo tema: la specie, collocabile tra gli antenati di quella umana e risalente a 6 milioni di anni fa, si contraddistingueva già per una deambulazione bipede. A questa conclusione sono giunti B.G. Richmond della George Washington University e W.L. Jungers della Stony Brook University di Stony Brook, attraverso una serie di misurazioni e lo studio della morfologia dei femori, confrontati con quelli delle grandi scimmie, dell’uomo moderno e di altri ominini fossili.

Le ossa di Orrorin tugenensis, come hanno spiegato gli autori dell’articolo intitolato ‘Orrorin tugenensis Femoral Morphology and the Evolution of Hominin Bipedalism’, hanno mostrato una notevole somiglianza con analoghe strutture di Australopithecus e Paranthropus, risalenti a un periodo compreso fra i 3 e i 2 milioni di anni fa.

Le scoperte sulle ossa di Orrorin tugenensis rappresentano un salto all’indietro nella storia evolutiva dell’essere umano e vanno a sostegno di un’ipotesi presente nella comunità scientifica, seppur non molto accreditata, secondo la quale Orrorin tugenensis diede origine direttamente al genere Homo.