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Galiano Fonte foto: IPA

Allarme prof Galiano sui giovani: "Usano ChatGPT come confidente"

“Lo sapete che i vostri figli usano ChatGPT anche come confidente?”: il prof e scrittore Enrico Galiano lancia un nuovo allarme sui giovani d'oggi

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

Si discute molto dell’uso di ChatGPT da parte delle nuove generazioni, soprattutto per quanto riguarda la scuola. Fanno infatti notizia i casi in cui, per esempio, gli studenti utilizzano strumenti di Intelligenza artificiale per fare i compiti o per passare un esame. Ma, come ha fatto notare il prof Enrico Galiano, sempre più spesso i giovani si rivolgono ai chat bot anche per chiedere consigli o per raccontare un segreto. E ha lanciato l’allarme: “Lo sapete che i vostri figli usano ChatGPT come confidente?”.

Giovani e ChatGPT: l’allarme di prof Galiano

Capita di leggere sui giornali che gli studenti hanno sfruttato l’Intelligenza artificiale per scrivere un tema, ma anche per passare un esame, come è successo all’Università di Ferrara. Meno frequente è invece imbattersi in articoli che raccontano che alcuni strumenti come ChatGPT vengono usati anche per ricevere delle risposte a delle domande che, comunemente, vengono rivolte a genitori, insegnanti, amici. Insomma, a delle persone con cui si instaura un rapporto di fiducia tale da renderle dei confidenti.

A lanciare l’allarme è il docente e scrittore Enrico Galiano che, in un articolo pubblicato sulla rivista web Il Libraio.it, ha fatto luce su una pratica sempre più diffusa tra i giovani d’oggi.

Il prof ha scritto: “C’era una volta un ragazzo che, nei momenti difficili, parlava con il suo diario segreto. C’era una volta una ragazza che scriveva lettere a qualcuno che non avrebbe mai letto, solo per sfogarsi. C’era una volta uno studente che, davanti alla prof che spiegava Kant, scarabocchiava un quaderno pieno di frasi che iniziavano con ‘E se invece fosse tutto un sogno?’. Oggi quel diario, quelle lettere, quei quaderni hanno un nome diverso. Si chiama ChatGPT”.

Galiano ha evidenziato che ragazzi e ragazze non usano il chat bot “solo per copiare i compiti” ma “anche per raccontare cose che non direbbero a nessuno. Gli scrivono delle loro ansie, dei loro amori, dei loro dubbi. Chiedono consigli su come dichiararsi, su cosa fare quando si sentono soli”.

Prof Galiano: “I ragazzi non hanno nessuno con cui parlare”

D’altra parte, ha proseguito lo scrittore, “ChatGPT è sempre lì. Non giudica. Non sbuffa. Non ha impegni. Non ha problemi più grossi di cui occuparsi. Risponde sempre”. Detto in altri termini, appare come “l’amico perfetto”. Appare perché “l’amico perfetto, in fondo, non è un amico”.

Un amico vero, ha chiarito prof Galiano, è colui che, ascoltandoti, ha “sguardi che dicono più delle parole” e che “ti interrompe quando ti vede sprofondare in pensieri sbagliati”. È colui che “non è sempre disponibile, perché a volte ha bisogno di tempo per sé, e proprio in questo sta la magia: quando c’è, c’è davvero”.

Ma per l’insegnante l’aspetto “più inquietante” è un altro: spesso i giovani parlano con l’IA non perché “sono alienati”, ma perché “non hanno nessun altro con cui parlare“. Gli adulti “sono diventati sordi”, sentono “ma hanno smesso di ascoltare”. Il problema è che “troppo spesso, temiamo le loro domande perché le loro fragilità fanno tremare anche le nostre”, ha concluso Enrico Galiano.