Crepet: "Milioni di idioti". Lo sfogo sulla violenza giovanile
"Milioni di idioti": lo sfogo sulla violenza giovanile dello psichiatra Paolo Crepet, ospite della trasmissione 'Giù la maschera' su Rai Radio 1
Paolo Crepet è stato ospite, nella mattinata di lunedì 16 dicembre, di ‘Giù la maschera’, la trasmissione di Rai Radio 1 condotta da Marcello Foa. Nel corso della puntata, intitolata ‘Impedire la parola: è così difficile rispettare le opinioni altri’, si è discusso delle proteste nelle università e, più in generale, di violenza giovanile. Ecco cosa ha detto il noto psichiatra.
- Violenza giovanile, chi sono gli "idioti" secondo Paolo Crepet
- Paolo Crepet e i "cattivi maestri"
- Paolo Crepet e il "reato di pensiero"
- L'esempio "geniale" della scuola in Trentino secondo Crepet
Violenza giovanile, chi sono gli “idioti” secondo Paolo Crepet
Questi comportamenti non hanno nulla a che vedere con “l’estremismo”, ma sono “un mix letale composto da odio, ignoranza e social“, ha commentato Paolo Crepet.
“Mi occupavo di violenza giovanile già 30 anni fa – ha proseguito lo psichiatra -, e posso assicurare che anche a quell’epoca i giovani non erano dolci”. Ma “oggi è peggio” perché “quell’episodio di violenza diventa mainstream, nel senso che lo filmi, lo metti sui social e tutti lo vedono. Questa è la differenza”.
E ha spiegato: “30 anni fa, se menavi un professore, rimaneva un problema di quel liceo. Oggi meni il professore perché vuoi diventare il divo del momento. Ci sono milioni di idioti, cresciuti idioti, ignoranti. Non studiano, non leggono, e vivono di queste cosette da bar“.
Paolo Crepet e i “cattivi maestri”
Secondo Crepet, il motivo di questi comportamenti è da ricercare nelle generazioni passate: “siamo stati dei cattivi maestri“, ha detto. I ragazzi di oggi “sono figli di intolleranti, che non sanno cosa è l’autorevolezza. La mia generazione ha pensato che per combattere l’autoritarismo bisognava avere zero autorevolezza. È tutto lì, non abbiamo voluto fare la fatica di educare. E quindi abbiamo detto: ‘va bene tutto'”.
In questo modo “siamo arrivati a ragazzini di 12 anni che fanno seratona – ha continuato lo psichiatra -. Siamo arrivati a genitori che regalano a 16 anni la bicicletta con la pedalata assistita. Siamo in un paese di dementi“.
Crepet ha specificato che “non tutti sono così, ma questo non cambia le cose: il problema è vedere quanti sono i tutti. Non voglio fare lo spaventapasseri di professione, però credo che siamo messi in una situazione dove o ce ne accorgiamo e facciamo qualcosa, oppure non lo so come andrà a finire“.
Paolo Crepet e il “reato di pensiero”
“Non siamo più capaci di ascoltare gli altri – ha aggiunto Paolo Crepet -. C’è una paura nei confronti del pensiero. Sono convinto che, in maniera forse incosciente, abbiamo decretato un nuovo reato, quello di pensare. Oggi non bisogna pensare più, esiste la comfort zone. Mio nonno non sapeva cosa fosse, e neanche il suo, ma adesso i ragazzi me la raccontano. Chi l’ha inventata la comfort zone? Chi è stato così criminale? Perché è un criminale, ha fatto peggio di Putin“.
Tornando alle contestazioni in università, Crepet ha affermato che “ribellarsi è sacrosanto“. Ma, ha specificato, “ribellarsi non vuol dire buttare il pomodoro su Van Gogh“. Per questo è fondamentale “incoraggiare lo spirito critico delle nuove generazioni“.
L’esempio “geniale” della scuola in Trentino secondo Crepet
Durante il suo intervento, Paolo Crepet ha anche parlato di una scuola trentina che, a suo avviso, è un modello per l’educazione dei giovani. “In Trentino – ha raccontato – c’è un istituto tecnico dove i ragazzi e le ragazze lasciano il cellulare nello zainetto, stanno fino alle 17 a scuola, e fanno un sacco di cose meravigliose. E lo fanno perché lo vogliono loro, non perché glielo ha detto la preside o il ministro. Fanno ballo, teatro, e c’è anche un corso per parlare in pubblico“, cosa che “ho trovato geniale“, ha concluso lo psichiatra.