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Allarme giovani Fonte foto: iStock

Effetto tana del coniglio, indagine su Meta: allarme tra giovani

L'allarme della Commissione europea sull''effetto tana del coniglio' tra i giovani nell'utilizzo dei social network: ecco cos'è e cosa comporta

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

La Commissione europea ha avviato un’indagine su Meta e lanciato l’allarme sul potenziale ‘effetto tana di coniglio‘ tra i giovani legato all’utilizzo dei social network. Ecco cos’è.

Cos’è l”effetto tana del coniglio’

La Commissione europea ha avviato un’indagine per valutare se Meta, il gruppo che controlla Facebook e Instagram, abbia violato o meno la legge sui servizi digitali (Dsa) negli ambiti legati alla protezione dei minori. Lo riporta ‘La Repubblica’.

L’esecutivo dell’Unione europea, infatti, teme che i sistemi di Facebook e Instagram, inclusi i loro algoritmi, possano stimolare dipendenze comportamentali negli under 18 e creare il cosiddetto ‘effetto tana del coniglio’ (o ‘effetto tana di coniglio’). Questa condizione, chiamata anche ‘effetto conigliera‘, si verifica quando una persona guarda un video sui social e viene invogliata dall’algoritmo a guardarne altri simili.

Secondo la commissione questa valutazione è necessaria per evitare che possa essere messo a rischio il diritto fondamentale al benessere fisico e mentale dei minori.

Il Rapporto Istat 2024 sui giovani

D’altra parte, quasi la totalità dei giovani tra i 16 ed i 24 anni utilizza regolarmente internet, come mostrato dal Rapporto annuale Istat 2024, presentato mercoledì 15 maggio.

Secondo l’Istat, nella fascia di età che va dai 16 ad i 24 anni la percentuale degli utenti regolari di internet è più che raddoppiata, passando dal 46,7% del 2003 al 97,6% del 2023. Tuttavia, si specifica nel rapporto, resta un ritardo da parte dei ragazzi italiani nell’acquisizione di alcune competenze digitali rispetto ai coetanei europei.

Se da un lato è cresciuto l’utilizzo di internet, dall’altro si è ridotta significativamente la quota di giovani che frequenta gli amici con regolarità, che è passata dal 94,8% del 2003 all’88 per cento del 2023.

Passando alla condizione di salute di ragazzi e ragazze, il report dell’Istat ha mostrato che negli ultimi 20 anni è migliorata: circa 9 persone su 10 tra i 16 e i 24 anni hanno dichiarato di essere in buone o molto buone condizioni di salute. Tuttavia, hanno segnalato dall’istituto, negli anni più recenti si è osservato un peggioramento degli indicatori di salute mentale, in particolare tra le ragazze. L’indice di salute mentale, già ridottosi nel 2021 in concomitanza al periodo pandemico (arrivando a 65,9 su 100 tra le ragazze), è sceso ulteriormente nel 2023 (da 68,2 del 2022 a 66,5).

Per quanto riguarda le cattive abitudini tra gli adolescenti, l’Istat ha riscontrato che negli ultimi 20 anni si è ridotto tra i giovani italiani il consumo di alcol (dall’11,2% al 4,8%) e di tabacco (dal 24,2% al 19,9%), ma dal 2014 è cresciuto l’utilizzo delle sigarette elettroniche (dallo 0,8% all’8,6%).

Infine, se i ragazzi di oggi sono meno sedentari e fanno più sport rispetto al passato (dal 54,2% del 2003 al 57,7% del 2023), l’Istat ha parallelamente registrato l’aumento della percentuale di giovani tra i 16 ed i 24 anni che soffre di eccesso di peso (dal 10,6% al 15,6%).

Il parere delle esperte

“I giovani di oggi stanno molto peggio delle generazioni che li hanno preceduti”, ha spiegato a ‘Il Corriere della Sera’ Chiara Agostini, ricercatrice del Laboratorio Percorsi di secondo welfare dell’Università degli Studi di Milano. “Devono essere loro i nuovi target delle politiche di welfare che è urgente ripensare – ha proseguito -. E la scuola è il luogo da cui partire per la tutela del benessere e della salute mentale di ragazze e ragazzi. Non, beninteso, attribuendo più compiti ai docenti – ha aggiunto – ma aprendo le scuole al territorio”.

Secondo l’insegnante e pedagogista Alessia Barbagli, il disagio giovanile emerge già alle scuole medie dove si registra un aumento di richieste di colloqui psicologici: “È necessario – ha affermato – attivare collaborazione con enti, municipi, così da permettere di rispondere ai bisogni sociali personali di ragazze e ragazzi, per accompagnarli verso l’autonomia sentendosi in una comunità”.

Per la psichiatra e psicoterapeuta Letizia Del Pace, “ansia e depressione tra i giovani sono aumentati negli ultimi 15 anni. Pandemia e lockdown hanno pesato: la socialità è requisito fondamentale per la formazione della identità personale. Ma non sono le uniche cause”. La scuola “impatta su docenti e alunni, e può fare tanto andando a potenziare i rapporti umani e affettivi e vitali, che sono i principali fattori protettivi e aiutano ad affrontare i momenti difficili della vita senza perdere la speranza. Per questo – ha concluso – da qui deve partire una cultura della salute mentale”.