
Maturità, Galiano spiega perché escono autori che non si studiano
Perché spesso alla prima prova della Maturità escono autori che non si studiano a scuola? Il professore Enrico Galiano ne ha spiegato i motivi
L’annuncio delle tracce della prima prova della Maturità 2025 ha, come di consueto, generato un’ondata di reazioni tra gli studenti. Autori come Pier Paolo Pasolini e Giuseppe Tomasi di Lampedusa, proposti per l’analisi del testo, hanno suscitato sorpresa e, in molti casi, un senso di smarrimento, visto che non sempre si studiano a scuola. Come spiegato dal prof Enrico Galiano, esistono dei motivi ben precisi dietro a queste scelte del ministero dell’Istruzione (MIM).
Perché alla Maturità escono autori che non si fanno a scuola
La prima prova della Maturità 2025 è archiviata. Nonostante questo, continua a fare rumore. In molti, infatti, hanno criticato le scelte del MIM, soprattutto per quanto riguarda le tracce di analisi del testo, che hanno proposto una poesia di Pier Paolo Pasolini e un brano tratto da ‘Il Gattopardo’ di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Quest’anno, la tipologia A è stata la meno scelta dai maturandi.
Tra i critici c’è la prof Roberta Dieci, che ha lanciato un appello al ministero chiedendo, per i prossimi esami, di presentare autori che vengono affrontati durante il percorso scolastico.
Di diverso avviso è l’insegnante e scrittore Enrico Galiano, che in un articolo su Il Libraio.it ha spiegato perché spesso il MIM sceglie autori che non sempre si studiano in classe. “Ci sono dei motivi del perché si fa così”, ha scritto il prof elencandoli.
Il primo è che “la prova serve a vedere se sai leggere davvero“, ha spiegato Galiano. Alla Maturità, ha aggiunto, “non si premia chi sa tutto il programma, ma chi sa utilizzare quello che sa per affrontare quello che non sa”.
La seconda ragione è “evirare squilibri tra le scuole“. Come ha evidenziato il docente, “inserire un autore ‘neutro’ aiuta a livellare il campo da gioco”.
Terzo motivo menzionato: “aprire alla contemporaneità“. Il quarto motivo è strettamente didattico e mira a “scongiurare il pericolo ‘compitino’“, perché “con un autore che non conosci, non puoi riciclare nulla. Devi davvero leggere. Davvero pensare”.
Infine, Galiano ha individuato quello che ha definito il punto “più importante”: “Perché sei tu a dover fare il ponte tra ciò che sai e ciò che leggi. Sei tu a dover trovare i riferimenti agli autori che conosci”.
Galiano e l’esempio della poesia di Pasolini alla Maturità 2025
Enrico Galiano ha utilizzato proprio la poesia di Pier Paolo Pasolini proposta alla Maturità (Appendice I da ‘Dal diario’) per spiegare come si può realizzare “un ponte” tra ciò che si è studiato e ciò che non sappiamo.
“Prendiamo i versi usciti quest’anno. Guarda qui: ‘Ma è mutato / il cuore; e dopo poche notti è stinta / tutta quella luce che dal cielo / riarde la campagna’. Non ti viene in mente Montale, quando parla della ‘divina Indifferenza’? – ha chiesto il prof – Non senti Leopardi, la sua natura matrigna? Non riecheggia Foscolo, e la sua inquietudine che cerca la pace nella quiete della sera?”.
Galiano riconosce che “trovarsi di fronte autori sconosciuti sembra uno sgambetto, una presa in giro”. Ma, ha continuato, “è per questo che leggiamo i poeti: non per sapere cosa dicono, ma perché ci diano le parole per dire quello che noi abbiamo da dire“.
Per l’insegnante, l’obiettivo finale dell’analisi di un testo poetico o in prosa non è riprodurre un sapere precostituito, ma utilizzare gli strumenti offerti dalla letteratura per esprimere la propria visione, il proprio mondo interiore. È una sfida alla creatività e all’autonomia di pensiero, che richiede la “capacità di creare ponti” a più livelli: “Tra ciò che hai studiato e ciò che stai leggendo. Tra il programma e la vita vera. Tra il foglio che hai davanti e tutto quello che hai dentro”, ha concluso prof Galiano.