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Università di Torino Fonte foto: ANSA

Preghiera islamica all'Università di Torino: interviene Bernini

Polemica per il momento di preghiera tenuto dal portavoce della Moschea Taiba Brahim Baya all'Università di Torino: dopo la replica arriva la diffida

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

La preghiera del venerdì di Brahim Baya che si è tenuta nei corridoi del Palazzo Nuovo, sede dell’Università di Torino attualmente occupata, ha fatto scoppiare la polemica, tanto che è intervenuta anche la ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini.

La polemica sulla preghiera islamica all’Università di Torino

Si è accesa la polemica intorno al momento di preghiera che ha tenuto il portavoce della Moschea Taiba Brahim Baya venerdì 17 maggio nei corridoi del Palazzo Nuovo di Torino, sede dell’ateneo ora occupato per le proteste contro la guerra in Medio Oriente. Invitato dagli studenti musulmani in accordo con gli occupanti, il discorso di Baya è stato ripreso in un video, pubblicato su YouTube con il titolo “Cosa ci insegna la Palestina?”, che ha fatto il giro del web.

A far discutere sono soprattutto alcune delle dichiarazioni pronunciate dal portavoce della moschea torinese in occasione del momento di preghiera all’università. Tra le tante cose (il video dura 32 minuti), Brahim Baya ha detto che il popolo palestinese “ha resistito di fronte a questa furia omicida, questa furia genocida, uscita dalle peggiori barbarie della storia che non tiene in considerazione nessuna umanità, nessun diritto umano”.

Durante il suo discorso, Baya ha anche parlato di jihad “inteso come sforzo per difendere i propri diritti”. E ancora: “il jihad che vediamo in Palestina è uno sforzo per difendere la pace vera”.

L’intervento della ministra Bernini

Dopo la diffusione del video sui social, è arrivato l’intervento della ministra Anna Maria Bernini. La responsabile dell’Università e della Ricerca ha contattato telefonicamente il rettore dell’Università di Torino Stefano Geuna, il quale ha precisato che, come riportato da ‘Il Corriere della Sera’, “il fatto è avvenuto in una situazione di occupazione da parte degli studenti, i quali impediscono da giorni l’accesso a docenti e personale universitario”. Per il rettore l’accaduto è “sotto la piena responsabilità degli occupanti”. La ministra ed il rettore hanno “condiviso un sentimento di piena condanna riguardo l’accaduto”.

Nel frattempo, visto che è stato annunciato un altro momento di preghiera, questa volta al Politecnico di Torino, per la giornata di venerdì 24 maggio, la ministra ed il rettore Stefano Paolo Corgnati hanno “immediatamente provveduto a inviare richiesta al prefetto e al questore di Torino di diffida dallo svolgere funzioni e attività presso le sedi dell’ateneo nei confronti delle autorità religiose eventualmente coinvolte”. Il rettore e la ministra hanno anche ribadito “con forza i principi di indipendenza e laicità delle istituzioni universitarie”.

Le parole del rabbino

Forti le critiche del mondo ebraico per quanto accaduto all’Università di Torino. “Prendo atto che a Torino abbiamo una nuova moschea, in questo caso anche abusiva e situata all’interno di una istituzione statale laica, nella quale si approfitta della preghiera per inneggiare alla violenza in nome della pace”, ha detto Ariel Finzi, rabbino capo di Torino, come riportato da ‘La Stampa’.

Finzi, che ha definito “vergognosa” la sospensione dei rapporti con gli atenei israeliani disposta dal Senato accademico dell’ateneo torinese, ha aggiunto: “Prendo atto inoltre che l’Università di Torino, dopo aver preso una posizione politica contro la cultura (cedendo alle pressioni per boicottare le università israeliane), oggi sostiene che la sede era occupata. Dimenticando di aver consentito la propria occupazione”.

La replica del portavoce della Moschea Taiba

Brahim Baya, che fa parte del coordinamento Torino per Gaza, ha replicato: “Il momento di preghiera era dedicato solo alle persone musulmane. E, ripensando anche a quello che è capitato e sta capitando a Gaza, lo dico chiaramente: io sono contrario all’uccisione di qualsiasi persona civile. Io sono sempre contro la violenza”, ha spiegato, come riportato da ‘Il Corriere della Sera’.

Il 24 maggio, Baya è stato chiamato dalla questura “e mi è stata presentata dal capo gabinetto una diffida a svolgere questa manifestazione, indicandomi come organizzatore. Ho spiegato che non lo sono, essendo stato chiamato a officiare l’orazione. Per questo ho rifiutato di firmarla”.

“È scandaloso che la questura abbia vietato una preghiera”, ha proseguito Baya. “Non voglio una moschea in università – ha puntualizzato -, ma uno spazio laico, una stanza del silenzio come in aeroporto o in ospedale per poter pregare senza mettersi nel retro scala come facevo io da studente”.

Visto quanto accaduto, Brahim Baya ha deciso di annullare la preghiera del venerdì nelle aule occupate del Politecnico di Torino prevista per il 24 maggio.