
Prof Galiano avverte i giovani: "Sono bugie". La lezione
"Sono bugie": la lezione per la Giornata internazionale della donna di prof Enrico Galiano mette in guardia i giovani sul concetto di stereotipo
In occasione della Giornata internazionale della donna, l’insegnante e scrittore Enrico Galiano ha fatto una lezione sugli stereotipi per mettere in guardia i giovani. “Sono bugie“, ha detto. Ecco il messaggio del prof.
- La lezione di prof Galiano sugli stereotipi
- Prof Galiano spiega cosa sono gli stereotipi
- "Gli stereotipi sono bugie": il messaggio di prof Galiano
La lezione di prof Galiano sugli stereotipi
“Secondo me non ti sei mai accorto – o accorta – di questa cosa qui”, è iniziato così il video di Enrico Galiano dedicato agli stereotipi, che il prof ha pubblicato sulla sua pagina Facebook in occasione dell’8 marzo.
L’insegnante ha proposto varie scene di film in cui un personaggio femminile esclama, con tono più o meno disperato: “Cosa facciamo?”.
“Succede sempre, in tutti i film, ad un certo punto – ha proseguito Galiano -. Lei può essere anche una super detective, una scienziata geniale, ma ad un certo punto del film si girerà verso l’uomo con questo sguardo qua – ovvero uno sguardo spaventato e smarrito – e dirà: ‘Cosa facciamo?’. La donna, nel momento decisivo, esita, mentre l’uomo decide. La donna è lì sofferente che non sa che pesci pigliare, l’uomo invece è quello forte che risolve la situazione”.
E con tono ironico ha commentato: “Beh sì, va sempre così effettivamente nella vita: l’uomo è quello che ne sa”.
Prof Galiano spiega cosa sono gli stereotipi
“Ma cosa sono gli stereotipi?“, ha chiesto Enrico Galiano spiegando che è un termine che “viene dalla stampa”. La sua etimologia risale al greco antico: “‘Stereós’ è una parola che in greco significa ‘duro’, mentre e ‘týpos’ vuol dire sia ‘impressione’ che ‘impronta’ – ha precisato lo scrittore -. Dunque il significato della parola è ‘impronta o impressione che diventa dura‘”.
Il termine ‘stereotipo’ è nato in ambito tipografico. L’incisore francese Firmin Didot (1764-1836) lo usava per indicare un metodo di duplicazione delle composizioni tipografiche. L’originale da duplicare veniva fortemente pressato contro uno speciale tipo di cartone resistente al calore, detto flano, che ne riceveva l’impronta. Nell’impronta così ottenuta si versava la consueta lega tipografica ottenendo una o più matrici in rilievo per la stampa.
Successivamente, intorno agli anni ’20 del Novecento, l’espressione è stata utilizzata nell’ambito delle Scienze sociali dal giornalista e politologo americano Walter Lippmann all’interno dei suoi studi sul pregiudizio, assumendo così il significato che conosciamo.
“La parola ‘stereotipo’ ci ricorda che non è neutra, ma si imprime, lascia la sua impronta – ha ripreso prof Galiano -. Quando un ragazzino, o una ragazzina, è sottoposto a migliaia di film in cui la donna è quella che dice ‘Che facciamo?’, nella sua testa si imprime l’idea che la donna è quella debole, quella che non sa bene cosa fare, mentre l’uomo è quello risoluto, quello deciso”, ha evidenziato l’insegnante.
“Gli stereotipi sono bugie”: il messaggio di prof Galiano
Da qui il suo messaggio “a tutti gli sceneggiatori e a tutte le sceneggiatrici, a tutti i registi e a tutte le registe, a tutti gli scrittori – ha affermato indicandosi – e a tutte le scrittrici. La prossima volta che siete lì in quella scena, alternate: una volta l’uomo, una volta la donna. Oppure tutti insieme si guardano e dicono: ‘Cosa facciamo adesso?’”.
Prof Galiano ha concluso: “Perché ricordatevi: gli stereotipi sono bugie dette così tante volte che, se non si sta attenti, poi diventano vere“.