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Famiglie Fonte foto: iStock

Quanto costa avere un figlio in Italia e le spese maggiori

È uscito un nuovo studio di Legacoop e Ipsos sulle spese destinate al mantenimento dei propri figli: quanto costa avere un figlio in Italia

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

Il calo delle nascite in Italia è una tendenza in atto da tempo. Ma negli ultimi anni il fenomeno ha riscontrato un’accelerazione significativa, tanto che si parla di ‘inverno demografico’. In questo contesto, sono da considerare anche i costi che i genitori sostengono per il mantenimento dei propri figli. Ecco quanto costa avere un figlio in Italia e quali sono le spese maggiori: lo studio.

Quanto costano i figli alle famiglie italiane

Circa 5 italiani su 10 hanno figli che vivono in casa con loro. Tra quelli maggiorenni, quasi la metà sono totalmente a carico dei genitori. Mediamente, i figli assorbono un terzo della spesa media mensile sostenuta dalla famiglia. Ma per un terzo dei nuclei familiari, la spesa destinata ai figli rappresenta tra il 40% e il 70% del bilancio complessivo. Per sostenere questi costi, 6 genitori su 10 rinunciano a beni e servizi per loro stessi, mentre 3 su 10 hanno dovuto imporre rinunce ai figli.

Sono questi i dati principali che emergono dal Report FragilItalia, elaborato da Area Studi Legacoop e Ipsos, dal titolo “Il costo dei figli”.

Come anticipato, la metà (il 48%) degli intervistati ha dichiarato di avere figli conviventi. Nel caso di figli maggiorenni (il 19% ne ha tra i 19 ed i 25 anni, il 23% oltre i 25 anni), quasi la metà (il 47%) sono totalmente a carico dei genitori, mentre il 29% lavora contribuendo alle spese familiari. Il 24% dei figli maggiorenni, pur lavorando e non gravando sul bilancio della famiglia, continua a vivere con i genitori, “segnale evidente della persistente difficoltà dei giovani di poter affrontare il costo di una locazione o di un acquisto di un’abitazione autonoma”, si legge sul report.

Quali sono le spese per i figli che pesano di più

In base ai dati dello studio, le spese destinate ai figli rappresentano, mediamente, il 34% delle spese mensili delle famiglie. Nel dettaglio:

  • il 51% dei nuclei familiari destina ai figli tra il 21% e il 40% delle spese;
  • il 32% tra il 40% e il 70%;
  • il 17% tra il 10% e il 20%.

In testa alla classifica delle voci che pesano di più sul bilancio familiare ci sono:

  • abbigliamento (63%);
  • testi e libri scolastici (51%);
  • scarpe, borse e accessori (48%);
  • attività sportiva (48%)
  • pasti fuori casa (46%);
  • materiale scolastico (45%);
  • spese mediche (45%);
  • svago (45%);
  • mobilità (45%);
  • rette scolastiche, universitarie e asilo (41%).

Come si legge sul rapporto di Legacoop e Ipsos, i valori delle spese per ogni voce pesano in modo differente in base al tipo di nucleo familiare. Le prime crescono soprattutto per i genitori under 30 (73% per l’abbigliamento, 62% per testi e libri scolastici, 54% per scarpe, borse, accessori e attività sportiva), per i residenti in Sicilia e Sardegna (70% per testi scolastici e 59% per accessori e sport) e per le famiglie del ceto popolare (rispettivamente 69 e 60%).

Le rinunce di genitori e figli per motivi economici

Per affrontare le spese legate al mantenimento dei figli, molte famiglie sono costrette a fare delle rinunce:

  • il 66% dei genitori ha rinunciato ad acquistare qualcosa per loro stessi (il 31% spesso, il 34% qualche volta);
  • il 60% ad andare al ristorante (26% spesso, 34% qualche volta) ed ha ridotto il periodo dedicato alle vacanza (25% e 35%);
  • il 58% all’acquisto di un’auto nuova;
  • il 51% (spesso il 19%, occasionalmente il 32%) ha tagliato sulla spesa alimentare scegliendo prodotti in offerta;
  • il 39% ha rinunciato ad una visita medica privata o l’ha rinviata.

Le rinunce hanno pesato maggiormente sui genitori:

  • under 50 (per i quali le prime tre voci raggiungono valori del 76%, 70% e 65%);
  • residenti nelle isole (78% le prime due voci, 65% la terza);
  • del ceto popolare (84% la prima voce, 82% la seconda e la terza).

In alcune circostanze, quando le famiglie devono operare tagli alle spese per motivi economici, anche i figli hanno dovuto rinunciare a qualche bene o esperienza. In particolare:

  • il 37% ha dovuto rinunciare a spese per abbigliamento, scarpe e smartphone;
  • il 30% alle uscite con gli amici;
  • il 25% ad un viaggio studio all’estero;
  • il 23% ad iscriversi al corso di studio che desiderava.

Anche in questo caso, i figli che si vedono imposte le maggiori rinunce per motivi economici sono quelli dei genitori under 30, di quelli residenti nelle isole (dove la rinuncia allo smartphone raggiunge il 50%, ai viaggi di studi all’estero il 37% e all’iscrizione al corso di studi desiderato il 33%) e di quelli appartenenti ai ceti meno abbienti.

Il commento del presidente di Legacoop

“In questo paese il tema ‘famiglia’ è molto sensibile, ma lo si affronta spesso dal punto di vista etico e morale, dei legittimi diritti, oppure suggerendo o persino prescrivendo come dovrebbero essere le famiglie”, ha spiegato Simone Gamberini, presidente di Legacoop.

Per questo, ha proseguito, “abbiamo deciso di osservarle da un punto di vista che potrebbe sembrare un po’ disincantato, ma in realtà evidenzia il ruolo della famiglia come struttura cruciale della nostra società, quello del suo costo”.

“Invecchiamento, trend demografici negativi, disfunzionalità del mercato del lavoro, mancata inclusione delle donne nei processi economici per ragioni dirette e indirette, costo del welfare, diseguaglianze sociali e territoriali: tutti questi temi e altri ancora, in fondo, dipendono dai costi del fare e mantenere una famiglia. Quindi – ha aggiunto il presidente di Legacoop -, se vogliamo trovare soluzioni a molti dei problemi di questo paese, dobbiamo in fondo affrontare anche questo argomento in modo meno astratto, e realizzare politiche per le famiglie che permettano di risolvere i problemi reali delle persone, consentendo loro di essere più libere e felici”, ha concluso Simone Gamberini.