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Insegnante Fonte foto: iStock

Quanto guadagna un insegnante in Italia: l'allarme della Flc Cigl

La Flc Cgil presenta un dossier sulla situazione del comparto scuola in Italia e lancia un nuovo allarme sugli stipendi: quanto guadagna un insegnante

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

La Flc Cgil lancia un nuovo allarme sugli stipendi e il precariato nel comparto scuola. Quanto guadagna un insegnante in Italia: tutti i dati del dossier ‘Investire in Istruzione e Ricerca per far ripartire il Paese’.

Quanto guadagna un insegnante in Italia: il dossier della Flc Cgil

Martedì 21 gennaio la Flc Cgil ha presentato il dossier ‘Investire in Istruzione e Ricerca per far ripartire il Paese‘ per fare il punto sulla situazione del settore in Italia. Un capitolo è dedicato agli stipendi degli insegnanti.

“Il rapporto Ocse-Education at a glance 2024 – si legge nel report del sindacato – evidenzia come i docenti del nostro Paese siano tra i meno pagati d’Europa. Ciò riguarda i docenti di tutti i gradi di scuola (primaria, media e superiore). I docenti italiani di scuola media con 15 anni di servizio, che rappresentano la condizione media dell’intera categoria, percepiscono il 12,3% in meno rispetto ai francesi, il 25,9% in meno rispetto agli spagnoli, per chiudere con tedeschi e olandesi che guadagnano più del doppio degli italiani“.

In termini assoluti, si parla di uno stipendio annuo di 32.892 euro, contro i:

  • 37.208 della Francia;
  • 42.709 della Spagna;
  • 43.863 della Svezia;
  • 46.692 della Finlandia;
  • 74.393 della Germania;
  • 77.098 dei Paesi Bassi.

Nel dossier si sottolinea anche che le retribuzioni del personale del comparto ‘Istruzione e Ricerca’ “sono tra le più basse di tutta la pubblica amministrazione.

Secondo i dati del Conto Annuale-RGS 2022 la retribuzione annuale del comparto Istruzione (31.590 euro) è complessivamente inferiore di 6.900 euro (-19,7%) rispetto alla media retributiva complessiva di tutti i lavoratori pubblici (38.495). E questo, hanno precisato dalla Flc Cgil, “nonostante il settore Istruzione abbia una forte presenza di personale con titoli di studio secondari e terziari (il titolo di accesso per l’insegnamento ormai è per tutti la laurea)”.

In particolare, la retribuzione del personale scolastico è inferiore del 20,9% rispetto ai dipendenti dei ministeri (38.987 euro), del 30,7% rispetto al personale della sanità (43.083 euro), del 42,5% rispetto a magistrati (48.642 euro) e docenti universitari.

Secondo la Flc Cgil, gli aumenti dei salari previsti per il personale scolastico non bastano per far fronte all’inflazione. “Complessivamente gli stipendi verranno incrementati del 6% (mediamente 145 euro lordi mensili) a fronte di un’inflazione reale relativa al triennio 2022-2024 che è superiore al 17%. Di fatto il Governo impone al personale una perdita di oltre 11 punti percentuali vale a dire di circa i 2/3 del potere d’acquisto degli stipendi solo per il triennio 2022-2024″, hanno spiegato dal sindacato.

Le priorità della scuola: cosa pensano gli insegnanti

Durante l’incontro organizzato dalla Flc Cgil sono stati presentati anche i risultati di una ricerca commissionata dal sindacato all’Istituto Tecnè, che ha indagato l’opinione dei lavoratori del settore istruzione.

Ebbene, l’indagine ha evidenziato che il 94% di chi lavora nel comparto scuola ha fatto la sua scelta per passione. Nonostante la dedizione alla propria professione, il 76% ritiene che la retribuzione sia inadeguata, mentre il 66% giudica il sistema scolastico italiano non adeguato alle esigenze degli studenti.

Per quanto riguarda le priorità del personale scolastico, al primo posto troviamo la lotta al precariato, citata dal 34% degli intervistati, seguita dall’adeguamento degli stipendi (29%). Il 15%, invece, ha parlato dell’esigenza di migliorare le condizioni di lavoro, il 12% di maggiori finanziamenti al settore. Infine, per l’11% è fondamentale innovare il sistema scolastico per adeguarlo alle nuove sfide.

“A scuola retribuzioni inadeguate e precariato”: l’allarme

“Se vogliamo guardare al domani, dobbiamo partire da oggi”, ha dichiarato la segretaria della Flc Cgil Gianna Fracassi durante la conferenza stampa del 21 gennaio.

La dirigente sindacale, che ha annunciato una “grande mobilitazione”, ha proseguito: “Il progressivo definanziamento, l’inadeguatezza delle retribuzioni e il precariato sono problemi che minano il futuro di migliaia di lavoratori dell’istruzione e la qualità della didattica e della crescita per milioni di bambine e bambini e ragazze e ragazzi”.

All’incontro era presente anche Maurizio Landini. Per il segretario generale della Cgil “non possiamo più tollerare il livello di precarietà e l’assenza di retribuzioni adeguate per chi lavora in questi settori cruciali. L’investimento nella scuola e nella ricerca è fondamentale per la crescita sociale ed economica del Paese. Ridare importanza alla conoscenza significa scegliere un modello diverso che abbia al centro il lavoro delle persone”.