
La scuola del futuro e i 4 saperi che dovremo padroneggiare
Quali sono i quattro saperi che dovremo padroneggiare nel mondo di domani? Gli insegnamenti della scuola del futuro per l'economista Jacques Attali
Il panorama educativo è in continua evoluzione, plasmato dai progressi tecnologici e dalle mutate esigenze di una società sempre più complessa e interconnessa. In questo scenario, l’economista e scrittore francese Jacques Attali nel suo ultimo libro ha offerto una prospettiva sulla scuola del futuro e sui saperi che le nuove generazioni dovranno padroneggiare per affrontare le sfide di domani. Attali ha delineato un “nuovo Quadrivium” di competenze essenziali, superando la tradizionale triade “leggere, scrivere e far di conto”. Solo così, per lui, potranno formarsi individui consapevoli, critici e capaci di muoversi in un mondo in cui l’Intelligenza artificiale prenderà sempre più piede.
Quali sono i quattro saperi della scuola del futuro
La scuola del futuro dovrà focalizzarsi su quattro pilastri fondamentali. Ne è convinto l’economista e scrittore Jacques Attali, che li ha identificati nel suo ultimo libro ‘Conoscenza o barbarie. Storia e futuro dell’educazione’, di cui Linkiesta ne ha riportato un estratto.
Attali ha osservato che con l’Intelligenza artificiale le cose stanno cambiando, e questi cambiamenti investiranno anche il settore dell’educazione. Nonostante alcuni insegnamenti, in futuro, potrebbero sembrare “inutili” (come insegnare le lingue straniere perché “avremo software di traduzione e di interpretazione simultanea”), per l’economista sarà comunque necessario padroneggiarli. Questo perché sono in grado di “attivare aree del cervello essenziali a innescare funzioni neurologicamente complesse”. Ma, ha proseguito, anche per capire il mondo nella sua essenza, per comprendere gli altri e le culture diverse dalla nostra. E, ha aggiunto, per continuare a “meravigliarci“.
Per questo, “sarà essenziale insegnare ciò che qui chiamerò il ‘nuovo Quadrivium'”, ha scritto. Il primo sapere è rappresentato dalle scienze, intese in un senso lato che include l’astronomia, la matematica, la fisica, la meccanica, la geometria, la biologia, la genetica, le scienze dello spazio e le neuroscienze.
Il secondo pilastro è l’etica, che Attali vede come una riflessione approfondita sulle religioni, le filosofie, le libertà pubbliche e private, il rispetto di sé e degli altri, la tolleranza, l’altruismo e l’empatia.
Il terzo sapere essenziale è l’arte, che per lo scrittore abbraccia la storia, la letteratura, la musica e le arti grafiche.
Infine, c’è l’ecologia, intesa come la conoscenza della climatologia, dell’agronomia, dell’architettura del paesaggio, della biodiversità, della biomimetica, dell’alimentazione, dell’acqua e della geografia.
Perché far lavorare la memoria sarà “essenziale”
Attali ha poi sottolineato che nella scuola del futuro sarà “essenziale” far lavorare la memoria. “Anche se infinite banche dati renderanno apparentemente inutile l’uso della memoria – ha scritto – e anche se l’acquisizione di qualsiasi conoscenza non sarà quasi più necessaria poiché tutto sarà disponibile in biblioteche virtuali, far lavorare la memoria sarà essenziale per sapere dove trovare e collegare quei dati”.
Secondo l’economista, infatti, se una società si affidasse unicamente al contenuto delle sue biblioteche virtuali, senza coltivare la capacità di memorizzare e di creare connessioni tra le informazioni, sarebbe “morta senza saperlo”.
Per mantenere attiva e efficiente la memoria, Jacques Attali ha suggerito di continuare “a imparare le poesie e le partiture musicali, leggere i libri e giocare a scacchi, a bridge e go”.