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Perché si dice fare il bucato?

Tutto quello che c'è da sapere sull'origine dell'espressione "fare il bucato": quando è nata e a cosa si deve il riferimento a qualcosa di forato

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Prima dell’invenzione della moderna lavatrice, si era soliti lavare i panni sporchi solo "a mano". Le prime macchine con movimento meccanico utilizzate per lavare i vestiti sporchi furono introdotte in Germania solo attorno alla metà del Settecento, anche se la prima rudimentale lavatrice (o, per meglio dire, qualcosa di vagamente simile al moderno elettrodomestico ora presente praticamente in tutte le case) arrivò nel 1860 grazie a Thomas Bradford, che inventò una sorta di lavabiancheria di legno a manovella.

Per fare riferimento a questa ordinaria mansione domestica, da sempre viene utilizzata l’espressione "fare il bucato". Il significato preciso di questo modo di dire fa riferimento, più nel dettaglio, a un’operazione che è finalizzata allo sgrassamento, allo smacchiamento (eventualmente anche alla disinfezione e alla imbiancatura) e, in generale. al lavaggio della biancheria con acqua e sapone o con un altro tipo di detergente, eseguita a mano o in lavatrice.

Il richiamo dell’espressione "fare il bucato" a qualcosa di forato è legato proprio alla modalità con cui i panni sporchi, molti anni fa, venivano lavati a mano e, più precisamente, a un particolare strumento che veniva utilizzato anticamente per il lavaggio dei vestiti. Scopriamo ora insieme, più nel dettaglio, perché si dice fare il bucato e da cosa trae origine questa espressione di uso comune.

L’origine del modo di dire "fare il bucato"

Come già abbiamo avuto modo di accennare, l’origine del modo di dire "fare il bucato" risale ai tempi antichi e fa riferimento al modo in cui i panni sporchi venivano lavati all’interno dei mastelli, cioè dei grossi contenitori realizzati con delle doghe di legno e che erano dotati, per l’appunto, di un buco sul fondo, che poteva essere chiuso all’occorrenza da un tappo.

Il procedimento utilizzato in passato per "fare il bucato" richiedeva un grande dispendio di energie fisiche ma, nel suo funzionamento, era in realtà piuttosto semplice. L’intera procedura, sebbene si sviluppasse nell’arco di due giorni, può infatti essere riassunta in pochi semplici passaggi.

Come si "faceva il bucato" in passato: la procedura completa

Come detto, il primo passaggio dell’antica procedura per "fare il bucato" avveniva il giorno precedente a quello prescelto per lavare, effettivamente, i panni sporchi. Il giorno precedente, infatti, si mettevano i vestiti sporchi in ammollo all’interno di un recipiente, che veniva riempito con acqua fredda.

Il giorno del bucato, poi, si portava a ebollizione una caldaia riempita con acqua e cenere di noce, tiglio o faggio; nel frattempo, i vestiti messi in ammollo il giorno precedente venivano strizzati e deposti all’interno del massello, dove venivano poi ricoperti con un fitto telo di canapa.

A quel punto, il contenuto della caldaia portata a ebollizione veniva versato abbondantemente sul telo di canapa che ricopriva i panni, che aveva così una funzione di filtro.

Trascorso il tempo ritenuto necessario per la pulizia dei panni, bastava infine rimuovere il tappo inserito nel buco del mastello per far defluire naturalmente l’acqua saponata ormai sporca.

Così facendo, il bucato era ormai pronto per essere risciacquato sotto l’acqua corrente ed essere steso al sole ormai pulito e profumato.