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Perché si dice giargiana?

"Giargiana" è un termine molto usato nel dialetto milanese: cosa significa e le sue (incredibili) origini.

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Nel corso degli anni i milanesi hanno inventato un termine per definire chi non è di Milano: "giargiana". Questo termine molto particolare viene usato per definire chi non è milanese e ha alle spalle una storia molto curiosa. Pochi infatti sanno che questa parola ha avuto origine a Napoli.

Perché si dice giargiana

La parola "giargiana" è l’abbreviazione di "giargianese" ed è entrata a far parte della cultura lombarda e milanese. Serve a indicare le persone che non sono originarie di Milano, estranee alle abitudini e agli usi, ma anche al dialetto tipico. I milanesi oggi utilizzano questo aggettivo per rivolgersi a chi arriva dalla periferia o da altre parti di Italia. In sostanza se non sei di Milano sei un giargiana.

Con il tempo questo termine è diventato anche un sinonimo di tamarro, di persona eccessiva nel modo di parlare e vestire. Spesso può essere utilizzato anche come alternativa a "terrone" che risulta più dispregiativo. In pochi sanno però che questa parola, ironicamente, proviene proprio dal Sud e per la precisione da Napoli. Il Dizionario etimologico dei dialetti italiani fa risalire l’origine della parola "giargianese" intorno al diciannovesimo secolo. All’epoca nella capitale del Regno del Sud arrivavano molti commercianti provenienti dalla Basilicata e dalla Calabria. Il termine, entrato poi in uso a Milano, si riferiva ai cosiddetti "ggiaggianési", ossia coloro che erano originari di Viggiano, piccolo paesino in provincia di Potenza. In seguito questo aggettivo è entrato in uso nella lingua napoletana per connotare una diversità linguistica e culturale. I "ggiaggianési" erano l’equivalente dei "barbari". Durante la Seconda Guerra Mondiale, i lavoratori e le persone che raggiungevano Milano, contribuirono alla diffusione di questa parola. Dopo lo sbarco alleato, "ggiaggianése" si diffuse in Puglia e Abruzzo, per indicare i soldati americani e inglesi che parlavano una lingua incomprensibile per i locali. Secondo gli studiosi in quel periodo il raddoppiamento delle "g" sarebbe stato sostituito dalla "r". Il "ggiaggianése" divenne "giargianese": un cambiamento favorito, secondo i linguisti, dall’influenza del nome George, comune fra i soldati inglesi.

Curiosità sul dialetto milanese

Ricco di particolarità e unico, il dialetto milanese nasconde moltissime curiosità. Pochi sanno, ad esempio, che è altamente esterofilo. Nel corso degli anni infatti ha subito l’influenza delle lingue straniere, assumendo termini particolari e divenuti di uso comune. Ad esempio la tendenza a costruire le frasi negative con la negazione alla fine, come accade per il tedesco. "Ti te seet no o ti te seet minga". Ma anche la presenza di suoni tedeschi e francesi che sono assenti in italiano, come "oeu" (ö), "u" (ü) contenuti in parole come "fioeu" o "malumor".

Le parole divenute di uso comune del milanese, in realtà, hanno subito influenze straniere. Da hapà, in celtico, deriva ciapàr, da tonsam, in latino, è nato tosa, mentre da bauschen, in tedesco, è derivato baùscia. Un’altra particolarità del dialetto milanese? Ci sono molte più vocali che in italiano. La sua fonetica infatti deriva dal francese e dal tedesco, da cui arrivano le vocali anteriori arrotondate come /ø/ e /y/. Pensiamo a parole quali cümü ("comune") o pedriœl ("imbuto").