Chi sono gli Eet, i giovani italiani che "inventano" lavoro
Non solo Neet (Not in Education, Employment or Training), l'Italia è anche terra di Eet: chi (e quanti) sono i giovani italiani che "inventano" lavoro
Si sente spesso parlare dei Neet, un acronimo della formula inglese ‘Not in Education, Employment or Training’ che indica i giovani tra i 15 ed i 29 anni che non studiano, non lavorano e non frequentano corsi di formazione. Invece, avete mai sentito parlare degli Eet, ovvero i giovani che ‘inventano’ lavoro? Ecco chi sono e quanti sono gli Eet italiani.
- Chi sono e quanti sono gli Eet in Italia
- L'occupazione giovanile in Italia
- I settori degli Eet
- La distribuzione geografica degli Eet
- Giovani ed 'economia delle competenze'
Chi sono e quanti sono gli Eet in Italia
L’Italia non è solo il paese dei Neet. Al contrario, emerge con forza la figura degli Eet (Employed, Educated and Trained). È questa la fotografia scattata dal nuovo focus Censis-Confcooperative, che in Italia ha rilevato la presenza di circa 144mila imprenditori tra i 15 ed i 29 anni che “battono la crisi, fanno impresa e creano lavoro”, come ha spiegato Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative.
I giovani imprenditori, impegnati prevalentemente in settori innovativi e tecnologici, sono “diventati protagonisti di quell’economia delle competenze che esprime una crescente domanda di capitale umano altamente qualificato”, ha proseguito Gardini. Tanto che, ha aggiunto, “si intravede un’occupazione di ‘nuovo conio'”.
L’uso di strumenti di comunicazione sempre più avanzati ha creato un mercato in cui i giovani emergono come principali fornitori di servizi, arrivando a dominare l’offerta. In questo settore, hanno raggiunto un livello di competenza che segue il ritmo incalzante dell’innovazione, lasciando indietro le generazioni precedenti.
L’occupazione giovanile in Italia
Nel 2023, in Italia il numero dei giovani occupati ha superato la soglia dei 3 milioni, di cui circa 1,8 milioni di uomini e 1,2 milioni di donne. Rispetto al 2019, la quota è cresciuta del 7,3% (9,4% per i maschi e 4,4% per le femmine).
Gli under 30 che lavorano rappresentano il 13,3% del totale degli occupati, e il report di Censis-Confcooperative stima che corrispondano al 6,6% del totale delle retribuzioni lorde da lavoro dipendente e sui profitti da lavoro indipendente. Nel 2023, il valore complessivo ha raggiunto i 52,2 miliardi di euro, pari al 2,5% del Pil.
Nonostante i progressi, il persistente gender gap nell’occupazione giovanile resta tuttora evidente. Il divario tra i tassi di occupazione maschile e femminile, sebbene in lieve diminuzione, rimane significativo: nel 2023 si attesta a 10,4 punti percentuali (39,7% per i maschi contro 29,3% per le femmine).
I settori degli Eet
Di questi 3 milioni di giovani occupati, 144mila (il 4,7%) sono Eet, che sono in netto aumento rispetto al passato in diversi settori specifici. Tra il secondo trimestre del 2017 e il secondo trimestre del 2024, triplicano (+228,7%) le imprese giovanili che si occupano di pubblicità e ricerche di mercato. Mentre aumentano del 206,4% quelle che offrono servizi di direzione aziendale e consulenza gestionale.
Incrementi altrettanto rilevanti sono stati registrati nella produzione cinematografica, televisiva e musicale (+65,9%), nella produzione di software e consulenza informatica (+52,4%), nei servizi postali e di corriere (+44,1%), nelle attività di leasing operativo e noleggio (+35,5%).
“È un segnale importante il fatto che i settori in cui oggi si registrano maggiormente i giovani sono settori economici con una valenza sociologica estremamente particolare: pubblicità, gestione aziendale e istruzione – si legge nel report di Censis-Cofcooperative -. Negli anni di crisi profonde e di stasi preoccupanti del mercato occupazionale è restata salda la vitalità tipica dei giovani che non hanno smesso di puntare su sé stessi. Per questo si iniziano a intravedere i contorni di un’occupazione di ‘nuovo conio’”.
Subiscono però diminuzioni significative alcuni settori: le imprese di attività ricreative (arte, sport, intrattenimento, -38%), le attività di sanità e assistenza sociale (-40,2%), il commercio all’ingrosso e al dettaglio (32,7%) e le attività di alloggio e di ristorazione (-31,8%).
La distribuzione geografica degli Eet
È interessante notare la distribuzione geografica delle nuove imprese che hanno a capo gli under 30. La maggiore presenza è stata registrata nel Mezzogiorno (35,4%), seguita dal Nord Ovest (28,5%), dal Nord Est (19,4%) e infine dal Centro (16,7%).
Giovani ed ‘economia delle competenze’
Come specificato nel report, l’evoluzione del mercato occupazionale giovanile italiano evidenzia una marcata tendenza verso una ‘economia delle competenze‘, con una crescente domanda di capitale umano altamente qualificato. Questo è testimoniato dall’aumento di 3,1 punti percentuali della quota di lavoratori con laurea e post-laurea, che adesso rappresenta il 23,5% del totale.
Parallelamente, la contrazione del 2,7% tra gli occupati con licenza media “segnala una progressiva marginalizzazione delle competenze di base”. Questa dicotomia, ancora gli esperti, “spiega la profonda ristrutturazione del tessuto produttivo nazionale verso settori ad elevato valore aggiunto e intensità tecnologica, che necessitano di una forza lavoro dotata di skill avanzate e specialistiche”.
Questa evoluzione del panorama occupazionale “pone l’Italia di fronte alla sfida cruciale di allineare il sistema formativo alle esigenze di un’economia sempre più imperniata su competenze e sull’innovazione continua, per evitare il rischio di un mismatch strutturale tra domanda e offerta di skill”.
I diplomati (59,9% nel 2023) continuano ad essere il gruppo più rappresentativo tra i giovani occupati. Questo, riporta il rapporto Censis Confcooperative, “sottolinea l’importanza di politiche che promuovano non solo l’istruzione superiore, ma anche percorsi formativi diversificati e allineati alle esigenze del mercato, garantendo al contempo pari opportunità di accesso e progressione di carriera indipendentemente dal genere”.