
Prof Vecchioni avvisa i genitori sui figli: i 2 errori "peggiori"
Il Prof Roberto Vecchioni spiega in tv quali sono, a suo avviso, i due "peggiori" errori che i genitori commettono nel rapporto con i figli
Quali sono i peggiori errori che i genitori possono commettere nel loro rapporto con i figli? Roberto Vecchioni ha risposto a questa domanda in tv. E, da buon Prof quale è, ha anche raccontato un mito, quello di Atalanta, per spiegare questa speciale relazione.
Qual è il peggiore errore dei genitori per Vecchioni
Roberto Vecchioni ha parlato del rapporto tra genitori e figli a In altre parole, il programma di La7 condotto da Massimo Gramellini. Il Prof non ha esitato a indicare quelli che, a suo parere, rappresentano gli errori più gravi che un genitore possa commettere nella relazione con i propri figli.
Il cantautore ha iniziato la sua riflessione da una considerazione sulla fase di crescita dei giovani: come ha spiegato, esiste un periodo della vita in cui la necessità di differenziarsi, di sperimentare qualcosa di nuovo, è impellente. Oggi più che mai, secondo lui, perché viviamo in un mondo “orribile, pazzesco” che i ragazzi “non capiscono e che non possono comprendere”. In questo contesto, per il Prof “è giusto” che le nuove generazioni cerchino una propria dimensione, che “inventino modi di parlare, movimenti, azioni, motivazioni che siano esclusivamente loro”, anche attraverso una sorta di “solitudine” condivisa contro un mondo che faticano a decifrare.
Per Vecchioni, l’approccio dei genitori in queste fasi delicate dovrebbe essere improntato alla sensibilità e alla misura: “Devi entrarci in queste situazioni senza esagerare mai“, ha detto. E ha spiegato quali sono, a suo avviso, gli “errori peggiori” dei genitori. “Primo che il figlio sia uguale a te, cioè che sia una tua propaggine – ha affermato il cantautore -. Secondo è essere amiconi e compagnoni dei figli“, perché il genitore per il figlio deve essere una figura “autorevole”, ha evidenziato, capace di offrire una guida e un punto di riferimento solido.
E ha proseguito: “Una volta esisteva una società solida, per cui il padre faceva quello che voleva. Oggi invece la società è liquida, e quello che deve contare tra un padre e un figlio è l’empatia. Che non significa dargli sempre ragione, assolutamente no. Significa sfiorare, essere intorno, sentire, guardare. Dove c’è qualcosa che non va, stare a sentire. A meno che il figlio non compia azioni vergognose, pesanti, violente, devi lasciargli fare i suoi errori“, ha concluso Roberto Vecchioni.
Il Prof spiega il rapporto genitori – figli con il mito di Atalanta
Per illustrare la complessità e le dinamiche spesso problematiche del rapporto tra genitori e figli, Roberto Vecchioni ha utilizzato il mito greco di Atalanta. Il professore ha prima di tutto costatato che “le storie tra padri e figli nell’antica Grecia sono tremende” perché costellate di figure paterne distanti, se non ostili, nei confronti della propria prole, con episodi di abbandono e conflitti accesi.
La vicenda di Atalanta, in questo contesto, assume una valenza particolare. Nata femmina da un padre che desiderava un maschio, Atalanta viene abbandonata in un bosco. La sua fortuna è l’intervento di Artemide (Diana per i latini), dea della caccia, che la affida alle cure di un’orsa. Cresciuta selvaggia e indipendente, Atalanta sviluppa abilità straordinarie nella caccia e dimostra una forza fisica eccezionale, sconfiggendo i maschi nella lotta.
La sua ritrosia verso gli uomini, culminata nell’uccisione di due centauri che l’avevano importunata, può essere interpretata, secondo Vecchioni, come una forma di “odio” e “rivalsa” nei confronti del padre che l’aveva rifiutata. Non potendo esprimere la sua femminilità nei modi convenzionali dell’epoca, ha spiegato il Prof, Atalanta la esterna attraverso una “mascolinità” forzata, eccellendo in attività prettamente maschili come la caccia e la corsa, dove si dimostra imbattibile.
Solo di fronte alle straordinarie qualità della figlia, il padre si pente amaramente del suo gesto e le chiede di tornare. Quando Atalanta torna, il padre le offre ogni tipo di ricchezza, chiedendole solo di trovare un marito. Atalanta accetta, ma pone una condizione: sposerà solo colui che riuscirà a batterla nella corsa.
“Arrivano tantissimi pretendenti, perché è bellissima, ma non la batte nessuno – ha raccontato Vecchioni -. Tra l’altro muoiono tutti, perché vengono decapitati. Ad un certo punto si presenta Melanione (o Ippomene). Melanione, che è furbo, si mette d’accordo con Venere“. Durante la gara con Melanione, Venere lascia delle mele d’oro lungo il cammino che Atalanta si ferma a raccogliere perdendo la sfida.
Vecchioni ha offerto un’interpretazione suggestiva di questo finale: “Io sono convinto che lo ha lasciato vincere perché si era stancata di essere contro al padre e voleva l’amore“, ha commentato.
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