“Uom che ghigna, can che rigna, non te ne fidare” è un antico proverbio che affonda le proprie radici nella tradizione popolare. Questo vecchio adagio affronta il tema dell’apparenza e invita a non fidarsi di una persona che con il suo ghigno appare minacciosa, perché potrebbe costituire un reale pericolo.
La spiegazione del proverbio
L’antico proverbio “Uom che ghigna, can che rigna, non te ne fidare” affronta il tema dell’apparenza. Letteralmente rappresenta un invito a non fidarsi di un uomo che ghigna e nemmeno di un cane che ringhia: entrambi rappresentano una minaccia e un pericolo. Il proverbio viene utilizzato per avvisare che non bisogna fidarsi di chi ha un aspetto insolente e minaccioso: in questo, come in altri casi analoghi, è molto fermo il monito alla prudenza che in particolar modo è legata anche in maniera esplicita a un’attenta considerazione delle apparenze.
La prima impressione, in diversi casi, può risultare fuorviante e come si suol dire non bisogna giudicare un libro dalla copertina. È pur vero, però, che in altrettanti casi, il biglietto da visita può fare la differenza. Secondo questo proverbio, dunque, bisogna sempre prestare attenzione agli indizi che vengono forniti dal comportamento di una persona o, nel caso specifico, anche di un animale. Il ghigno è un’espressione del volto beffarda e malevola, in alcuni casi anche maliziosa. Un uomo che ghigna, che sembra sprezzante del pericolo, può costituire realmente una minaccia: meglio valutare attentamente in che modo trattarlo ed essere pronti a girare i tacchi. Lo stesso principio vale anche per gli animali e in maniera più particolare per i cani: una cane che ringhia palesa la sua natura ostile, quindi meglio procedere con cautela. In generale, il proverbio costituisce un invito globale alla prudenza.
Proverbi simili e collegati
Nell’immenso, straordinario e variegato mondo dei proverbi italiani, ce ne sono tantissimi che sono collegati a “Uom che ghigna, can che rigna, non te ne fidare” e trattano i temi dell’apparenza e della prudenza. Si possono citare proverbi molto famosi del calibro di “Fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio“, “La diffidenza è la morte dell’amore”, “Quando la volpe predica, guardatevi galline” e “Guardati da chi ride e guarda da un’altra parte“. Ai cani, inoltre, sono dedicati diversi proverbi: da “Il cane pauroso abbaia più forte” a “Il cane rode l’osso perché non può inghiottirlo” fino a “Tristo quel cane che si lascia prender per la coda in mano“.
Significato
Il proverbio invita letteralmente a non fidarsi di un uomo che ghigna e nemmeno di un cane che ringhia: in entrambi i casi, l'apparenza può rivelare la loro natura malvagia. Questo modo di dire, dunque, rappresenta un consiglio a valutare attentamente i segnali e gli indizi per non ritrovarsi in una situazione di pericolo.
Origine
Pur essendo un proverbio molto utilizzato e diffuso sia nella lingua scritta che in quella parlata, non è possibile risalire con certezza all'origine di "Uom che ghigna, can che rigna, non te ne fidare": risulta difficile anche datare l'inizio della sua diffusione in un determinato periodo storico e indicare il suo autore. Per i temi trattati, comunque, è facile ipotizzare che sia un proverbio nato grazie alla tradizione popolare, arrivato fino ai giorni nostri tramandato in maniera orale.