Salta al contenuto
Giuseppe Valditara Fonte foto: ANSA

Ramadan: annuncio di Valditara sul prossimo calendario scolastico

Giuseppe Valditara è tornato sul tema del Ramadan a scuola: l'annuncio del ministro dell'Istruzione e del Merito sul prossimo calendario scolastico

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

Il ministro Giuseppe Valditara è tornato sul tema del Ramadan a scuola, con un annuncio sul prossimo calendario scolastico. Ecco cosa ha detto il responsabile dell’istruzione.

L’annuncio del ministro Valditara

Da settembre non ci saranno altre festività nel calendario scolastico. Ad annunciarlo è stato il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara a margine della XXIII edizione di ‘Salute Direzione Nord’ a Palazzo Lombardia a Milano.

“A livello nazionale – ha affermato Valditara – non pensiamo affatto di inserire nuove festività. Le festività sono quelle stabilite dal calendario nazionale, il resto non è interesse dello Stato”.

Il ministro dell’Istruzione è così tornato sull’argomento del Ramadan a scuola a seguito delle numerose polemiche che hanno attraversato l’ultimo anno scolastico. Dopo il caso della scuola di Pioltello (Milano), in cui si è scelto di fermare le lezioni per l’ultimo giorno di Ramadan, molti altri istituti in tutta Italia, anche università, hanno deciso di fare lo stesso. Per questo, il responsabile della scuola ad aprile ha annunciato “una norma di buonsenso che regolamenti una situazione che rischia di creare conflittualità e caos”. Con questo provvedimento, spiegava Valditara, “non sarà più possibile chiudere una scuola in occasione di una festività non riconosciuta dallo Stato”.

Gli studenti di tutta Italia, dunque, rimarranno a casa come di consueto per le vacanze di Natale e di Pasqua, oltre che nei giorni segnati in rosso sul calendario. Non ci sarà margine, almeno a livello nazionale, per altri tipi di festività.

Scuola e Ramadan: i casi in Italia

Nell’anno scolastico 2023-2024, il Consiglio dell’Istituto comprensivo Iqbhal Masih di Pioltello ha scelto di sospendere le lezioni per l’ultimo giorno di Ramadan, il 10 aprile 2024. “A Pioltello abbiamo classi dove negli anni scorsi, in occasione della fine del Ramadan, di fatto, venivano a scuola in 3 o 4. I bambini di fede islamica sono la maggioranza”, aveva raccontato Alessandro Fanfoni, preside dell’Istituto comprensivo Iqbhal Masih, spiegando il perché della decisione della scuola di fermare le attività didattiche nella giornata del 10 aprile.

Dopo Pioltello, anche l’Università per Stranieri di Siena ha deciso di tenere le porte chiuse per l’ultimo giorno di Ramadan, mentre gli studenti musulmani del Politecnico di Milano hanno avanzato richieste in tal senso pur senza ottenere (per quest’anno) lo stop delle lezioni.

L’altro caso simile che è salito agli onori delle cronache ha riguardato una scuola di Soresina (Cremona), la cui preside aveva inviato una circolare agli insegnanti, denominata “Informazioni sul Ramadan e linee guida per il personale docente”, per chiedere di evitare interrogazioni, verifiche e gite nelle giornate a ridosso delle festività islamiche. La stessa dirigente scolastica, dopo l’intervento del ministero dell’Istruzione e del Merito, aveva deciso di ritirare la circolare.

Scuola e autonomia differenziata

A ‘Salute Direzione Nord’ Valditara, oltre a discutere sulla questione relativa del Ramadan e di altre festività non riconosciute all’interno del calendario scolastico del prossimo anno, si è espresso anche sul tema dell’autonomia regionale differenziata e sugli effetti che questa potrebbe avere sulla scuola.

Il ministro dell’Istruzione e del Merito ha assicurato in tal senso che “c’è un tavolo di esperti che ne discuterà, e dopodiché ci saranno da approfondire i 30 Lep (i livelli essenziali delle prestazioni che devono essere garantiti negli istituti di ogni ordine e grado a livello nazionale) sulla scuola”. Un lavoro che, ha proseguito, “ci impegnerà a lungo”.