Perché "i giovani non capiscono niente": la provocazione
"I giovani non capiscono niente" è uno stereotipo che diventa provocazione nel primo libro della collana 'POV - Point of view': di cosa parla e perché
‘I giovani non capiscono niente‘. Una provocazione che dà il titolo al primo libro della collana ‘POV – Point of view’, nata dalla collaborazione tra il marchio editoriale ‘Il Margine’ e la Scuola Holden, l’istituto torinese di storytelling fondato da Alessandro Baricco. La collezione vuole affrontare tematiche del presente partendo da due punti di vista diversi e distanti tra di loro per offrire spunti di riflessione ai lettori. La scrittura del primo pamphlet è stata assegnata al giornalista e docente Guido Vitiello. Ecco di cosa parla e perché.
Di cosa parla il libro
In un mondo dove il potere è nelle mani dei giovani sotto i 22 anni, gli adulti sono esclusi dal dibattito politico e sociale, emarginati, considerati inutili e sorpassati. Ma i boomer non ci stanno, e si mobilitano in una rivoluzione per rovesciare il governo dei giovani.
È questa la trama del nuovo saggio firmato dallo scrittore Guido Vitiello insieme ai ragazzi della Scuola Holden edito da ‘Il Margine’. ‘I giovani non capiscono niente. POV tra boomer e generazione Z’ è un racconto distopico che mette in scena un luogo comune difficile da sradicare: ovvero che, come riporta il titolo, ‘i giovani non capiscono niente’.
Attraversando temi come l’inclusione, i social media, il potere degli influencer e l’educazione sentimentale, la storia alterna i punti di vista dei boomer e della generazione Z, due posizioni opposte in un mondo polarizzato, irriverente e dissacrato. L’obiettivo è quello di offrire prospettive diverse su stessi argomenti per stimolare riflessioni personali, argomentare le proprie opinioni e aprirsi a quelle degli altri.
Dai boomer alla Gen Z attraverso il cinema
Scrivendo ‘I giovani non capiscono niente’, “ho scoperto, per esempio, che per me alla radice prima delle faccende umane ci sono il conflitto tra le generazioni e il conflitto tra i sessi, che si ripropongono in variazioni sempre nuove. Sono quelli i veri motori della storia, mica la lotta di classe”, ha detto l’autore Guido Vitiello in un’intervista a ‘Style Magazine’, mensile de ‘Il Corriere della Sera’.
Vitellio, che è anche docente di materie cinematografiche all’Università La Sapienza di Roma, ha successivamente provato a spiegare le differenze tra le generazioni attraverso il cinema e la televisione. “Le persone un po’ più grandi di me (lui ha 49 anni) si identificavano moltissimo in quelli che ho battezzato ‘boomer film'”. Film “iper-narcisistici in cui c’è un eroe creativo e anticonformista che è anche un eterno bamboccio in lotta contro adulti seriosi e borghesissimi”. Tra questo tipo di pellicole, Vitiello ha citato ‘L’attimo fuggente’, ‘Hair’ e ‘Amadeus’.
“I miei coetanei invece sono cresciuti con cose come ‘Twin Peaks’ di David Lynch – ha proseguito -, che è una serie tv incentrata su una specie di Parsifal, ossia l’agente Cooper. Un cavaliere che non può neppure cominciare a combattere la sua battaglia, e giungere a riscattare la damsel in distress Laura Palmer, senza prima aver decifrato un labirinto di indizi ambigui. È un altro modo per dire che noi della Generazione X siamo stati più insicuri dei boomer – ha aggiunto -, più spaesati, ma forse anche più introspettivi”.
Quanto alle generazioni successive, “non posso dir nulla”, ha continuato Vitiello. “Anche perché ormai molti fenomeni di successo – vedi ‘Harry Potter‘, la cui fortuna tuttora non mi spiego – sono ampiamente transgenerazionali”. Per lo scrittore ora “tutte le età della vita si vanno appiattendo su un adolescente perpetuo, che non ha la grazia del bambino né la presenza di spirito dell’adulto”.
Come saranno le nuove generazioni
Ma come sarà la nuova generazione, quella che segue la Z? Per Guido Vitiello sarà “come per lungo tempo la fantascienza ha immaginato gli extraterrestri”. Secondo l’autore, i giovani di domani saranno “gracili, glabri, tenerelli, androgini, asessuati, tutti concentrati sulla loro vita interiore e sulla loro testa sproporzionatamente grande – ha ironizzato -. Un po’ come dei feti giganteschi immersi in una placenta ipertecnologica. Forse addirittura verdi”.