Matteo, il cui nome significa 'dono di Dio', compare nell'elenco dei dodici apostoli. La tradizione della Chiesa antica è concorde nell'attribuire a lui la paternità del primo vangelo. Lo avrebbe scritto in lingua aramaica. Sempre secondo la tradizione, sarebbe partito dalla Palestina, portandosi poi nell'Etiopia, oppure in Persia, in Siria e forse persino in Irlanda. Non si hanno notizie circa il modo in cui è morto. La lettura del suo Vangelo convince che Matteo è un giudeo convertito; che ha scritto un vangelo particolarmente rivolto ai giudeo-cristiani; che il suo ambiente d'origine è con ogni probabilità la Palestina o la Siria; che ha attinto al vangelo di Marco, a una fonte in comune con Luca e a fonti proprie. I Padri della Chiesa parlando di Matteo e della sua santità ne rilevano tre caratteristiche: la pronta obbedienza nel rispondere all'invito di Gesù; la generosità nell'abbandonare ogni cosa; la sua umiltà nel definirsi un peccatore. Per il Vangelo di Matteo Gesù è anzitutto il Maestro. La parola ultima non è quella di Mosè, nè la tradizione dei padri, bensì la parola di Gesù. Scrivendo per una comunità giudeo-cristiana, il vangelo di Matteo attribuisce molta importanza al problema della continuità con l'Antico Testamento.
Altri santi: S. Giona, S. Eusebio
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